10 cose utili da sapere sul Pacific Crest Trail

Ci sono moltissime cose utili da sapere sul Pacific Crest Trail prima di partire, applicabili anche agli altri long distance trail americani. In questo articolo ne riassumo alcune che possono sembrare banali ma che io, ad esempio, non sapevo. Lo considero come una prima raccolta e spero di poterne aggiungere altre nei prossimi mesi.     

1. NON è una competizione

Quando nel 1926 Catherine Montgomery – una tonica insegnante 58enne appassionata di outdoor – propose ad un interlocutore di The Mountaineers di creare anche sulla costa pacifica ‘qualcosa di simile’ al già noto Appalachian Trail, non si era di certo preoccupata di quante miglia al giorno avrebbero dovuto percorrere o di quale velocità avrebbero dovuto tenere i futuri escursionisti.
Oggi invece molti thru hiker – o presunti tali – corrono letteralmente sul sentiero, come se l’unico obiettivo fosse quello di fare il prima possibile ad arrivare in Canada. Salvo poi essere costretti all’interruzione da vesciche, cadute, fidanzamenti repentini o dopo sbronza colossali.
Anche io avevo cominciato così: poi dopo una infiammazione alla tibia che mi aveva costretto ad uno stop di una settimana, mi sono reso conto che la magia del Pacific Crest Trail (e di ogni long distance trail che ho affrontato) sta proprio nel godersi il sentiero, senza preoccuparsi troppo della distanza percorsa.
Ci vogliono giorni di lento e resiliente cammino per costruire quelle trail legs che portano in Canada, e 10-12 miglia al giorno all’inizio permettono di assaporare lo stupefacente mistero della natura.
Il Pacific Crest Trail non è una competizione, e non c’è nessun premio per chi lo finisce più in fretta.

exhausted hiker on PCT

2. Un hiker su 5 ha più di 50 anni

Hai letto bene: il 18% degli hiker che ha affrontato il trail nel 2021 era over 50, e la tendenza continua a salire.
Verrebbe da pensare che i grandi trekking americani siano perlopiù avventure per giovani. Questi long distance trail sono di certo demanding dal punto di vista fisico: camminare per mesi, affrontare il caldo e la sete, dormendo in tenda e portandosi sempre dietro una sensazione di fame mai placata. E queste sono solo le basi da cui iniziano i problemi quotidiani.
Ma quello che un over 50 non ha (forse) più nel fisico, lo trova nella maggiore consapevolezza del corpo e dei suoi limiti, nell’esperienza che gli consente di gestire il cammino senza l’irruenza tipica della giovane età e di affrontare le difficoltà con la giusta maturità.
Se sei over 50, non ti dico certo che affrontare il Pacific Crest Trail sarà una breve e piacevole passeggiata verso Nord, ma solo che SI PUÒ FARE. In fondo, se stai leggendo questo articolo, sei già molto, molto avanti.
Nel 2015 ho fatto il PCT alla soglia dei 40 anni e – vorrei confidarti un segreto – coltivo il grande sogno di ripeterlo a 50 o perchè no, magari a 60.

old hiker on PCT

‘Why Not’ con ‘Jukebox’ PCT Class ’22

3. Puoi fare tutto il trail senza resupply box

Quando ho cominciato a raccogliere informazioni sul Pacific Crest Trail nell’oramai lontano 2013 – un epoca diversa, ante ‘Wild’ – i blog erano per lo più incentrati sulla gestione dei rifornimenti di cibo lungo la pista.
Ancora nel 2015 più dell’80% degli hiker aveva una strategia per il rifornimento e la media di resupply box inviate era superiore a 9.
Questo significava una attenta e molto vincolante pianificazione, preparazione dei pacchi, uffici postali, spese di spedizione, ecc ecc.
Io sono stato forse uno dei precursori della tecnica post ‘Wild’: nessun rifornimento di cibo spedito in anticipo e molti viaggi in autostop nel paese più vicino ogni volta che mi apprestavo a rimanere senza cibo. O mi veniva quella particolare voglia irrefrenabile di un pancakes con lo sciroppo d’acero.

4. Per gli europei è differente

C’è una differenza sostanziale tra gli escursionisti che risiedono negli Stati Uniti e quelli che arrivano dall’Europa o dagli altri Continenti: l’oceano.
Se molti aspiranti thru-hiker americani partono per il Pacific Crest Trail con l’approccion garibaldino ‘Partiamo e vediamo fin dove arrivo’ per un europeo la preparazione alla trasferta oltreoceano richiede una attenta pianificazione (visti, permessi, assicurazione e voli), un probabile sacrificio del posto di lavoro e una spesa decisamente maggiore rispetto ad un universitario californiano.
Questo di riflesso incide sul commitment di un hiker europeo e sulla sua probabilità di arrivare in Canada, di gran lunga superiore rispetto a quella degli americani.

italian hiker's elegance

Sunny, Jukebox e The Alchemist, l’eleganza degli hiker italiani 

5. Hikertrash is an attitude

Sul trail le possibilità di mantenersi puliti sono oggettivamente difficili per chiunque. Polvere, sudore, mancanza di acqua per lavarsi, igiene intima approssimativa, desiderio di totale immersione con la natura. Impossibile stare attenti all’etichetta mentre si fa cowboy camping nel retro di Hikertown.
Però.
Mi sono reso conto che c’è una differenza sostanziale tra due grandi tipologie di hiker: chi prova a rimanere una tacca sopra la soglia minima del buoncostume, magari in ossequio al trail angel che ti carica in macchina; e chi si lascia andare alle più terribili sconcezze (rutti, scoregge, promiscuità estrema e altre nefandezze simili) regredendo ad uno stato di barbone itinerante di cui andare fieri. Ricordo sempre con affetto Aloha, un hawaiano incontrato alla fine della Sierra che non si era mai lavato. Lo ricordo con affetto soprattutto perchè non si è mai avvicinato a meno di 50 metri.
Questa è una verità sconcertante che va però in qualche modo smarcata. Hikertrash si nasce, non si diventa. Insomma c’è modo e modo di puzzare.

hikertrash

6. Ogni caloria conta

Mangeresti un hamburger doppio interamente ricoperto di gelato alla panna? O una pizza con l’ananas e il mango?
Immagino che la risposta sia no.
Eppure sul trail questi abbinamenti sono considerati delle vere e proprie prelibatezze. Nonostante un regime alimentare da oltre 5,000 calorie al giorno (tra gli altri almeno 2 barattoli di burro d’arachidi e Nutella alla settimana) nel primo mese di Pacific Crest Trail ho perso otto chili, e non partivo certo con molto grasso in eccesso.
Il trail ti consuma, la necessità di calorie e la difficoltà nel reperire alimenti sani ti spinge inesorabilmente verso il junk food, il cibo spazzatura, perchè delizioso e iper calorico, con buona pace del tuo fegato.
E ancora non ho parlato di birra, uno dei migliori integratori serali per il rapporto calorie/grassi. E benessere procurato.

calorie PCT

7. Una vescica può rovinarti il trail (Never underestimate a good pair of socks)

Recentemente mi sono imbattuto in un profilo instagram piuttosto deprimente che raccoglie una collezione di vesciche degli hiker sul PCT: ti risparmio il link perchè alcune sono davvero spaventose.
Ma è importante sapere che una vescica è una roba seria e non va trascurata: potrebbe costringerti ad abbandonare l’avventura più intensa della tua vita o addirittura farti finire in ospedale.
Una abrasione della pelle può sembrare un fastidio di poco conto se devi indossare le scarpe per andare in ufficio, ma camminare per ore sfregando sulla carne viva può diventare un supplizio atroce. Senza dimenticare che uno degli sport preferiti dell’hiker è tuffare i piedi in ogni rigagnolo d’acqua, e i laghi della California sono pieni di parassiti pronti a scatenare infezioni devastanti nell’ospite, come Naegleria Fowleri (detta simpaticamente ameba mangia cervello)
Sul trail ho imparato a bucarle e drenare il liquido cercando di evitare infezioni, ma anche che un buon paio di calze può davvero essere il più prezioso alleato di un hiker.

vesciche hiking

8. Non tutti i trail angel amano gli hiker

Al proliferare della popolazione attiva sul trail, si sono moltiplicati anche i volontari che aiutano i thru hiker con una generosità quasi sorprendente per noi europei. I trail angel aprono le loro case spesso linde e bellissime, attendono al trailhead anche ore per portare gli hiker in paese o al supermercato, riempiono le water cache senza le quali la sezione di deserto sarebbe ancora più impegnativa. Molti si trasformano poi in angeli improvvisati offrendo un cestino di ciliegie, una bevanda rinfrescante, persino soldi. Io ho ricevuto più di 100 dollari nel 2015 (che ho utilizzato per comprarmi calze nuove e cibo spazzatura). Molti trail angel sono o sono stati a loro volta thru hiker, e dunque comprendono meglio degli altri come la generosità ricevuta sia la più grande magia del trail.
Tutto bene? Mmh, non sempre.
Ogni tanto – per fortuna raramente – capita di incontrare trail angel che chiedono qualche dollaro per il passaggio in auto, o che sbirciano nello specchietto le giovani hiker, spesso poco vestite.
Altri cercano di venderti droga, o hanno semplicemente bisogno di qualcuno con cui ubriacarsi per sfuggire alla solitudine quotidiana.

9. I fulmini possono essere davvero terrificanti

Entrando nella Sierra Nevada gli hiker si rendono conto di un aspetto del trail che avevano pressochè dimenticato: la pioggia e i temporali.
La desolazione carbonizzata lasciata nel Nord della California dagli incendi scatenati dai fulmini è un messaggio della rabbia distruttrice del cielo.
Per quanto fortunato possa essere un hiker, mediamente si imbatterà in almeno 3-4 temporali con fulmini di affascinante ma spaventosa intensità.
Il tuono della scarica elettrica è una delle cose in grado di farmi sentire più inerme nei confronti della forza della natura, costringendomi quai immobilizzato sul fondo della tenda a contare i secondi che passano dal lampo al suono. (meno di 3 secondi: DANGER!)

Devastation after lightning fire in Califorrnia

la devastazione che può causare un singolo fulmine 

10. I social media sono una risorsa utile

I diari di viaggio si sono decisamente evoluti, e anche se c’è ancora chi si ostina a scrivere le proprie memorie su carta (per fortuna!) i social media, soprattutto quelli fotografici come Instagram, sono un incredibile fonte di informazioni e di connessione tra gli hiker.
L’abitudine oramai diffusa di condividere storie e reel quasi in tempo reale diventa un prezioso aiuto per chi segue sul trail.
The Trek ha lanciato nel 2021 Hikerlink, un social media dedicato ai thru-hikers, una grande piattaforma per rimanere in contatto con gli hiker che sono registrati con il trail name, la tipologia di thru hike e la mitica classe di percorrenza.

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