10 modi dignitosi di ritirarsi dal Pacific Crest Trail
ALERT: Come avrete capito dal titolo, questo articolo destinato alla sezione Post (De)motivazionali sul Pacific Crest Trail è piuttosto dissacrante e ironico ma desidero prima fare una considerazione seria.
Negli ultimi 30 anni i casi ufficiali di decessi di escursionisti sul Pacific Crest Trail sono poco più di una dozzina. E questo nonostante l’aumento vertiginoso degli hiker che percorrono la pista: il trail diventa ogni anno più sicuro, gli hiker più preparati, si moltiplicano le possibilità di condivisione delle difficoltà e il supporto di volontari e trail angels. Non ci sono punti realmente pericolosi, pendii troppo esposti o guadi troppo complicati. Nemmeno gli animali selvaggi sono da considerarsi un pericolo: NON esistono casi documentati di hiker uccisi o gravemente feriti da orsi, puma o serpenti.
Gli incendi possono diventare un grande flagello per la natura soprattutto nei mesi più secchi, ma non risultano nemmeno casi di hiker morti in un incendio, sebbene gli ultimi anni siano drammatici in termini di ettari di foresta perduti sia in California che in Oregon.
Anzi statisticamente la percentuale di morire di morte naturale – infarto per esempio – sembrano più basse rispetto alla media della vita nella cosiddetta civiltà. Cosa plausibile visto che si tenta di presentarsi al cospetto di una sfida cosi affascinante nella migliore condizione fisica possibile.
Le principali cause di morte documentate sono 3: cadute accidentali, attraversamenti stradali e annegamento. State attenti a dove mettete i piedi, fate attenzione alle automobili e usate cautela nel guadare i fiumi se resi tumultuosi dal disgelo e non correrete nessun rischio.
Dunque perdere la vita sul Pacific Crest Trail è altamente improbabile, anche se nel 2015 mi sono trovato di fronte ad una decina di situazioni dove avrei potuto morire se le cose fossero andate diversamente, ed è giusto che la comunità intera sia informata dei potenziali rischi a cui va incontro.
1. Colpito da una fucilata nei pressi di Sierra City
Gli americani sparano ovunque. Nei poligoni, nei centri commerciali, nei boschi. (Per fortuna il 99% di loro spara SOLO nei boschi).
Chi è abituato a fare trekking nelle zone rurali americane al di fuori dei parchi nazionali si sarà imbattuto molto spesso in cartelli indicanti possibili colpi di fucile nelle vicinanze o avrà sentito sparare un po’ più a valle rispetto al sentiero che sta percorrendo, magari preoccupato della vicinanza dei colpi.
Proprio sul finire della Sierra – siamo intorno al miglio 1.200 – c’è un piccolo paese dal nome piuttosto invitante: Sierra City. Tutti gli hiker ci mettono un placeholder: è uno dei pochissimi paesi dove il trail passa direttamente sulla via principale e dunque non è necessario fare l’autostop per andare a rifornirsi per la settimana successiva e scolarsi un paio di birre.
L’unica piccola pecca di questa simpatica cittadini di buzzurri è che all’uscita ti sparano. O almeno questo è quello che è capitato a me. E meno male che sono qui a raccontarlo.
Nota: Scrissi un lungo articolo all’epoca su quello che era successo quel giorno di luglio del 2015, nelle prossime settimane lo riposterò qui.
uno degli articoli usciti nel 2015
2. Per setticemia mentre ti tatui ‘Hikertrash’ al Bishop Hostel
Il Bishop Hostel a Bishop, nell’Alta Sierra è uno dei luoghi più trash dell’intero Pacific Crest Trail. Certo è in buona compagnia: il McDonald di Cajon Pass, Hikertown, Kennedy Meadows, Mazama Village,… Ma ciò che rende questa comune di disadattati ancora peggiore è che paghi pure per dormirci.
Ecco che allora, mentre te ne stai sdraiato in mutande sui divanetti sfondati dell’ostello, chiedendoti come sia possibile che i piedi di ‘Spoon‘ siano così neri, un tizio coi capelli lunghi vagamente somigliante allo spacciatore di Pulp Fiction, ti si avvicina con una penna a sfera a cui ha sostituito la punta con un ago da tatuaggi, nel tentativo di scrivere ‘Hikertrash’ sopra alla tua rotula. Io ho ceduto la mano, preoccupato dalla non gradevole calligrafia del tatuatore. Ma vi giuro che c’è qualcuno in circolazione oggi che ha quella disgraziata scritta impressa per sempre sulla pelle.
il famigerato Bishop Hostel. Spoon si avvicina da sinistra con l’occhiale da sole
3. Cadendo di sotto mentre fai un selfie su Mount Whitney
Con i suoi 4.421 metri raggiungibili con una salita lunga ma semplice, Mount Whitney è la cima più frequentata e fotografata dell’intera Sierra. Alcuni hiker decidono addirittura di dormirci, anche se essendo costituita per lo più da imponenti blocchi di granito non è certo possibile piantare una tenda ma solamente sdraiarsi sul materassino e fare cowboy camping. Di certo lo spettacolo dell’alba sarà un’ottima ricompensa per l’impavida notte trascorsa.
Verso est la vista si apre sul Nevada e sulla Death Valley e dunque un selfie sullo strapiombo di qualche migliaio di metri è un must da postare sui social al pari di Eagle Rock o Crater Lake.
La ricerca della maggiore vicinanza possibile all’abisso diventa sempre più estrema, io stesso mi sono sdraiato con la parte superiore del busto sospeso nel vuoto. Ecco, può sembrare banale ma giova ricordare che si può anche cadere di sotto. E potrebbe pure essere una dipartita anonima. Nonostante siano almeno cinquanta gli escursionisti che affollano l’ampia sommità della parete ogni giorno, presi dalla vastità del paesaggio e dalla profondità della depressione geologica potrebbero non accorgersi del sibilo che lascerete dietro di voi nella caduta.
selfie su Mount Whitney. quello dietro di me non ce l’ha fatta.
4. Un incontro non cortese con il crotalo del Mojave
Famoso per essere uno dei serpenti a sonagli più velenosi al mondo, il crotalo del Mojave (Crotalus Scutulatus) si trova nelle zone più aride e aperte del sud della California, quelle pianeggianti sotto i 1,000 metri di altitudine dove ballano cactus e Josuha Tree.
La caratteristica che lo rende davvero simpatico ai backpacker è la sua abitudine di salire sul fianco dei Joshua Tree ove possibile. Gradisce stare in alto ogni tanto, soprattutto nelle fresche notti desertiche.
Poiché in quanto serpente la sua vista è piuttosto scarsa – immaginatevi la vista ad infrarossi dell’alieno di Predator – può scambiare la vostra tenda per un comodo trampolino di salita, rimanendo sospeso sopra di voi mentre dormite, dando occasione a spiacevoli scambi di convenevoli.
Suggerimento: agitate la tenda dall’interno prima di uscire per la pipì notturna.
Crotalus Scutulatus
5. Morire di sete sull’acquedotto per L.A.
Nel pieno del deserto del Mojave c’è una delle sezioni più odiate di tutto il PCT, quella che porta da Hikertown a Tehachapi, nella contea di Kern.
La cosa che rende davvero infame questo tratto è che per 20 miglia si sviluppa a fianco dell’acquedotto che porta l’acqua a Los Angeles, permettendo ai suoi abitanti di preparare il ghiaccio per il gin tonic. Per questo tale sezione è spesso ricordata nei diari degli hiker come ‘The LA Aqueduct’.
Sebbene l’acqua scorra all’interno di un tubo di 1 metro e mezzo di diametro con una portata imponente, un hiker assetato e fuso dal sole non riuscirà a stillarne nemmeno una goccia, finendo per collassare letteralmente a pochi centimetri da una delle riserve d’acqua più imponenti di tutta la California.
il famigerato acquedotto di L.A.
6. La peste
Ebbene sì, il flagello bubbonico in grado di sterminare un terzo della popolazione mondiale nel Medioevo è ancora in circolazione.
La leggendaria morte nera è veicolata da Yersinia Pestis, un batterio che viene trasmesso all’uomo dalle pulci dei roditori selvatici, felici di avvicinarsi di notte all’accampamento dei thru hiker per assaggiare le briciole dei biscotti che hanno mangiato prima di dormire.
I sintomi della peste: dolori articolari, debolezza diffusa, febbre e mal di testa. E naturalmente qualche bubbone. Beh, almeno non è quella fastidiosa giardia che fa venire la cagarella.
la Morte Nera
7. Dissanguato dalle zanzare
Solo chi ha tentato di preparare un pasto nella parte più settentrionale dell’Alta Sierra può credere che sia possibile morire sbranato vivo da un nugolo di zanzare.
Il fatto che ogni anno non si abbiano decine di escursionisti spolpati sul trail è solo dovuto alla grande preparazione di ogni hiker. Appena si avvicina il tramonto è necessario proteggere ogni centimetro di pelle con tessuto, meglio se in fibra d’argento, e spruzzarsi addosso il repellente spray. Nonostante ogni accortezza e per quanto ermetica sia la protezione, LORO troveranno comunque una via per infilarsi.
persino sotto i cerotti!
8. Incenerito da un fulmine mentre prenoti la camera per il tuo Zero
Tra tutte le possibili cause di morte sul trail, questa è quella che temo di più. I fulmini mi spaventavano da bambino nella mia stanza, mi spaventano ancora di più oggi all’aria aperta. Difficile che parta per un trekking di qualche giorno senza dare un’occhiata alle perturbazioni in arrivo, e grazie a questa saggia valutazione sul PCT penso di aver incontrato solo 4 o 5 temporali importanti. Eppure trovarsi su Mather Pass con una tempesta in arrivo non è stata una esperienza piacevole, e neppure il giorno successivo quando pioggia e fulmini tempestarono il campsite di Vermilion Valley per tutto il giorno.
Nonostante il numero di persone uccise da una scarica elettrica sul PCT sia incredibilmente pari a ZERO (lo stesso numero peraltro delle altre) ho rischiato di capitolare sulla via principale di Mammoth Lakes, famosa località di villeggiatura invernale californiana, quando un fulmine ha centrato il lampione del Motel 6 circa 3 secondi dopo che ero passato di lì.
Sarebbe stato un ritiro col botto.
Sorridente sulla via di Mather Pass. Poi mi sono girato.
9. Portando a passeggio il cane di un trail angel
Sono sempre di più le persone che mettono a disposizione le proprie case gratuitamente per i thru hiker. Se tale esperienza è capitata anche a voi, vi sarete resi conto che quasi tutti hanno uno o più cani a cui lanciare una pallina da tennis o far scorrazzare per il paese. Comincio ad avere il sospetto che il vero motivo di tale generosa ospitalità sia risparmiare qualche dollaro di dog-sitter.
Poiché l’entusiasmo di questi quadrupedi nei confronti del nuovo compagno di sgambata è spesso travolgente, pari solo alla responsabilità che giustamente rischi di sentire addosso nell’accudire qualche bestiola non tua, il rischio di farsi trascinare in mezzo alla strada proprio mentre arriva il nuovo Mack elettrico e dunque silenziosissimo è molto elevata.
in realtà ho voluto un gran bene a questo cane.
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