10 cose da vedere alle isole Ebridi Esterne
Spiagge di sabbia fine spazzate dai venti del Nord, incastonate tra il turchese delle acque e le distese di machair punteggiate da fiori di campo. Antichi monumenti ammantati di mistero, la brughiera di torba ed erica, regno della pecora nera dell’Ebridi, il fascino della cultura gaelica scozzese. Le Isole Ebridi Esterne: uno scrigno di tesori in grado di soddisfare il viaggiatore più avventuriero. Se cercate da un viaggio quel fremito eccitante dell’esplorazione, il brivido della scoperta solitaria di luoghi remoti e misteriosi, beh, questa è la vacanza che fa per voi.
Indice dei contenuti
1. Spiaggia Traigh a Bhaigh
2. Kisimul Castle
3. Cladh Hallan
4. Monte Rueval
5. Teampull na Trionaid
6. Spiaggia di Sgarasta
7. Spiaggia di Traigh Mheilhein
8. Callanish Standing Stones
9. Gerrannan Black Houses
10. Butt of Lewis
Fàilte gu Innse Gall.
Ho trascorso tre settimane alle isole Ebridi Esterne per il mio thru-hike sulla Hebridean Way, percorrendo a piedi oltre 300 chilometri e spostandomi in autostop o con i mezzi pubblici. Ho raccolto informazioni sia consultando guide, sia parlando con i residenti del luogo ogni volta che ne ho avuto l’occasione. In questo articolo vorrei suggerirvi le dieci cose da vedere alle isole Ebridi Esterne. La numerazione non rappresenta una classifica; ho ordinato i punti di interesse seguendo una logica cardinale, risalendo da sud verso nord, seguendo un itinerario che prevede l’arrivo al porto di Castlebay e il rientro in Scozia dal porto di Stornoway.
Nota: Ove possibile ho riportato anche i nomi originali in lingua gaelica.
Menzione speciale per le spiagge
Le spiagge sulle isole Ebridi meriterebbero un articolo a parte. Ne ho viste e attraversate numerose durante il mio soggiorno: così diverse tra loro per orientamento, colore della sabbia e geologia dei fondali.
Tre mi hanno colpito così tanto che ho deciso di includerle nella lista. Non solo per la loro bellezza mozzafiato ma anche perché ci ho camminato a piedi nudi, con l’acqua gelida dell’oceano a lambirmi le caviglie e il vento che mulinava la sabbia sul mio viso. Un tonico rigenerante dell’umore: in qualsiasi spiaggia vi troviate, vi suggerisco di fare altrettanto!
Forse non saranno le più fotografate, ma di certo sono quelle in cui mi sono sentito maggiormente parte del tutto.
1.Traigh a Bhaigh: benvenuti ai Caraibi del Nord
La prima spiaggia si trova a Vatersay, la più meridionale delle isole abitate, una manciata di chilometri dal porto di Castlebay dove attracca il traghetto da Oban.
Da Castlebay prendete la A888 in direzione ovest. Dopo circa un chilometro girate a sinistra per costeggiare la graziosa baia di Bagh Beag e proseguite per un paio di chilometri fino alla strada rialzata che collega l’isola di Barra a Vatersay, nei pressi dell’insediamento di Caolas. Rimanete sull’unica strada percorribile fino ad un cancello di ferro che precede un un istmo sottile – meno di cinquecento metri di larghezza, che unisce la parte nord e sud di Vatersay in una forma piuttosto inusuale.
Questo istmo non è altro che una lingua di dune sabbiose ricoperte d’erba che si apre su entrambi i lati in due ampie baie, ognuna sede di un’immensa spiaggia.
Traigh a Bhaigh (letteralmente ‘la spiaggia di destra’) è quella adiacente all’unica strada che attraversa l’istmo, nei pressi della Community Hall e dell’inizio ufficiale dell’Hebridean Way.
Traigh a Bhaigh può confondere il turista e farlo sentire d’improvviso ai Caraibi, soprattutto in una mite giornata di sole: le dune modellate dal vento nascondono una spiaggia di sabbia bianca e finissima, mentre il sole a tre quarti sulla linea dell’orizzonte conferisce all’acqua un colore turchese che riempie gli occhi.
Un piccolo cancello di entrata tra due sezioni di steccato quasi sommerso dalla sabbia delle dune sembra stato posizionato apposta per scattare una indimenticabile foto ricordo.
2. Kisimul Castle: il castello sulla roccia ceduto per una bottiglia di whisky
Kisimul Castle (‘Caisteal Chiosmuil’ in gaelico) è un affascinante castello medievale collocato su un isolotto roccioso proprio di fronte al molo di Castlebay. In posizione dominante sulla baia, è l’unico castello di una certa importanza ancora conservato in tutte le isole Ebridi Esterne. Il suo nome in gaelico significa letteralmente ‘il castello eretto sulla roccia nella baia’.
Accessibile solo per via marittima, venne edificato nel XV secolo dal clan dei MacNeil, signori dell’isola di Barra fin dal XI secolo. Abbandonato dal clan nel 1838 quando l’isola venne venduta, il castello è andato progressivamente deteriorandosi, fino alla seconda metà del secolo scorso quando è stato ristrutturato a aperto al pubblico.
TIP: Dal 2001 il castello è concesso in affitto dai discendenti della famiglia MacNeil all’Historic Scotland per una cifra annuale di una sterlina e una buona bottiglia di whisky invecchiato.
In realtà Castlebay è un concentrato di meraviglie in pochi metri quadrati. A pochi passi dal molo merita una visita anche Our Lady Star of the Sea (Nostra Signora dei Mari), la chiesa del paese.
Completata nel 1888 su una rupe che sovrasta la baia, da allora assolve allo scopo di illuminare la via per il Paradiso alle anime cristiane e a quello decisamente più terreno di guidare le barche dei pescatori al rientro nella baia. Edificata in solido granito, rapisce lo sguardo soprattutto la sera, quando le luci perimetrali le conferiscono un aspetto sacro e al tempo stesso severo.
3. Cladh Hallan: il mistero delle mummie nella case circolari
Le Atlantic roundhouses (letteralmente ‘case circolari’) sono ricoveri di pietra dalla forma circolare risalenti all’età del Ferro, ritrovate in numerose aree del Regno Unito settentrionale. L’insediamento preistorico di Cladh Hallan (‘Taighean Cruin Cladh Hàlainn’ in gaelico) è sicuramente quello più conosciuto alle isole Ebridi esterne.
Edificato sulla costa occidentale di South Uist in una zona strategica a pochi metri dall’oceano, circondato dal morbido e fertile machair, Cladh Hallan deve la sua più recente fama alla scoperta fatta alla fine dello scorso millennio. 4 scheletri perfettamente conservati sono stati ritrovati sepolti in una porzione prossimale delle case circolari, dando agli archeologi moltissime informazioni sul loro passato e su primordiali tentativi di mummificazione risalenti al 1200 aC.
Cladh Hallan si trova sostanzialmente sul percorso della Hebridean Way. Io ci sono arrivato a piedi, in una mattina di pioggia, trovandomi di fatto ad essere l’unico visitatore. Sebbene delle roundhouses non siano rimaste che le fondamenta di pietra perimetrali, mi hanno colpito molto le dimensioni ridotte degli spazi di quelli che, al tempo, erano da considerare forse più rifugi in cui proteggersi piuttosto che case come le intendiamo oggi.
Come arrivare a Cladh Hallan
Per arrivare a Cladh Hallan percorrete la A865 di South Uist fino a Daliburgh, in prossimità della chiesa svoltate sulla strada sterrata che porta alla costa oveste proseguite per un paio di chilometri fino al cimitero. Il sito è posizionato subito oltre, tra le dune che precedono la spiaggia.
4. Monte Rueval: un osservatorio privilegiato sull’intero arcipelago
Sebbene si tratti di una collina piuttosto modesta – appena 124 metri sul livello del mare – arrampicarsi in cima al monte Rueval offre un punto panoramico molto interessante con una impareggiabile vista a 360 gradi. Rueval è di fatto il punto panoramico più elevato di tutta l’isola di Benbecula, straordinariamente piatta e parzialmente sommersa dalle acque. In un giorno particolarmente terso potrete vedere St.Kilda guardando in direzione ovest e le Inner Hebrides ad est.
Come arrivare
Il ‘Rueval Footpath‘ comincia nei pressi della stazione di smaltimento rifiuti dell’isola, ad est rispetto all’incrocio tra la A865 e Muir of Aird che porta invece al borgo di Aird in direzione ovest.
Proseguite sulla strada sterrata per un chilometro circa fino ad arrivare nei pressi del laghetto Loch Bà Una, alla cui sinistra comincia il pendio del Rueval. La salita è ripida ma breve, su un terreno umido e fangoso che richiede qualche cautela: soprattutto in caso di pioggia prestate attenzione per non scivolare sulle pietre disseminate sulla traccia.
Una volta raggiunto l’obelisco di granito al centro dell’ampia sommità, sarete ripagati su una delle migliori viste di tutte le isole Ebridi. Scendendo dal lato settentrionale, potrete arrivare fino all’abitato di Gramsdale ritrovando di nuovo la A865. Fate attenzione nella discesa a non perdere le tracce del sentiero perchè l’area è decisamente paludosa!
TIP: Il vento può essere davvero impetuoso sul Rueval, tanto da rendere difficile camminare. Fondamentale indossare un giacchino anti-vento. Una volta arrivati in cima, mettetevi a sedere con la schiena appoggiata alla pietra di granito in direzione opposta allo spirare del vento. Sarete completamente protetti!
5. Teampull na Trionaid
L’antico monastero di Teampull na Trianaid (letteralmente ‘il tempio della Trinità’) è a mio avviso uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di interesse dell’intera Scozia.
A cominciare dal personaggio che secondo la tradizione celta è legato alla sua edificazione nel XII secolo: quello di Beathag, sorella di Somerled (‘Sumarlidi’ secondo l’antica lingua norrena significa letteralmente ‘il viaggiatore estivo‘, inteso come viaggiatore per i mari) uno degli eroi più importanti della tradizione celtica e testimonianza dell’antico legame tra Gaeli e Vichinghi.
L’antico luogo di culto venne successivamente trasformato in un centro di studio tra il 1350 e il 1390 da Amy MacRuary, prima moglie di John, Signore delle Isole, prima di venire nuovamente smantellato durante la Riforma religiosa, il turning point della storia scozzese che ha significato la fine di cinque secoli di dominazione della Chiesa Cattolica Romana.
Come arrivare
Dal borgo di Carinish, seguite l’indicazione turistica di colore marrone che vi porterà ad un parcheggio da cui parte un breve sentiero (meno di un chilometro) che vi condurrà al sito attraverso campi punteggiati di pecore al pascolo. Alcune passerelle di legno sono posizionate sui tratti più fangosi. La vista migliore è sicuramente da sud, dove il muro di cinta circolare intorno al cimitero è ancora perfettamente intatto. Sul lato occidentale un cancello permette di entrare all’interno del perimetro. Potrete vedere chiaramente i resti della chiesa, un rettangolo di 18,75×6,5 metri, con muri di pietra spessi più di un metro. Sul lato sud avrete già incontrato l’antico cimitero, con tombe anche di recente sepoltura, mentre a nord uno stretto passaggio a volta permette di accedere ad un’altra camera sacra, forse usata come sagrestia.
6. Traigh Sgarasta: la spiaggia che muta di continuo
La seconda spiaggia della lista si trova nell’isola di South Harris. Se molte delle spiagge delle Ebridi vi daranno l’impressione di essere ai Caraibi, qui vi sentirete piuttosto abbandonati su una sperduta isola dell’Oceano Pacifico.
Sgarasta è esposta più che mai al carattere irascibile dell’Atlantico e delle sue tempeste; l’altura di Ceapabhal, che sovrasta l’area sud-occidentale della spiaggia come un gigante della tradizione norrena, contribuisce ad arricchire la sua fama di spiaggia estrema.
Questa spiaggia muta continuamente: potente e corrucciata sotto un cielo tempestoso, quando alti cavalloni spumosi si rincorrono fino a infrangersi fragorosamente sulla battigia; diventa placida ed evanescente durante la bassa marea, o negli sporadici momenti di bonaccia che la trasformano in un deserto di sabbia placido e sconfinato.
Fate anche attenzione al vento, che solitamente si incunea tra le dune in modo così impetuoso da rendere difficile persino camminare dritti.
Percorrendo l’Hebridean Way ho avuto l’occasione di vederla dall’alto, in un mattino di pioggia fitta, mentre il Ceapabhal era coperto da una coltre di nebbia.
Un punto di osservazione di Traigh Sgarasta si trova nei pressi del campo da golf, al confine nord della spiaggia. Troverete una splendida panca di legno in posizione rialzata da cui potrete godere una vista impagabile.
Lo stesso campo di golf (Harris Golf Course) rappresenta una delle location più scenografiche per gli appassionati delle 18 buche.
Come arrivare
Dal paese di Tarbert prendete la A859 in direzione sud e proseguite per una ventina di chilometri fino a superare i paesi di Seilebost e Borve, fino a giungere al piccolo villaggio di Sgarasta. Da qui si scende con un comodo trekking di pochi minuti attraverso prati adibiti a pascolo fino alle alte dune di sabbia che separano dall’oceano.
7. Traigh Mheilhein: un paradiso – per fortuna – non per tutti
La terza – e ultima – spiaggia raccomandata richiede uno sforzo decisamente maggiore per farsi conquistare. Ma ne vale assolutamente la pena. Traigh Mhelhein è la bellezza più pura, come se tutta la pace sulla terra sia concentrata in questa incantevole distesa di sabbia.
Toglietevi le scarpe e scorrazzate scalzi sulla fresca battigia, e godetevi ogni elemento del contesto: l’acqua turchese; la sabbia finissima; la cornice verde del machair punteggiato di fiori; quella sensazione di essere così lontani dal resto dell’umanità. Un luogo di tale intensità da andare oltre ogni immaginazione.
Come arrivare
Traigh Mheilhein si trova nella parte meridionale dell’isola di Harris, a 30 chilometri da Tarbert. Per raggiungerla occorre arrivare a Huisinish, un gruppo di case di vacanza affacciate su una baia luminosa circondata dal machair.
Io sono arrivato ad Huisinish nel retro di un furgone chiuso con un cane praticamente in braccio – facendo l’autostop a volte ti devi accontentare – ma dai numerosi sobbalzi e botte che ho preso sui fianchi del mezzo immagino che la strada (B887) sia piuttosto sconnessa e serpeggiante. Una volta arrivati a Huisinish, occorre attraversare la baia verso nord fino a raggiungere un vecchio molo in disuso. Da qui sulla destra un sentiero si inerpica per un paio di chilometri (e un centinaio di metri di dislivello) sul fianco della collina Husival Beag per poi ridiscendere più a nord sul morbido machair punteggiato di sassi fino alla spiaggia, remota e solitaria.
8. Callanish Standing Stones: i giganti di pietra dell’età del Bronzo
Il luogo più ricco di mistero si trova sulla costa occidentale dell’Isola di Lewis. I megaliti di Callanish (‘Clachan Calanais’ in gaelico) rappresentano un enigma che ha intrigato gli archeologi per secoli. La data di insediamento del monumento si fa infatti risalire al tardo Neolitico, verosimilmente intorno al 3,000 avanti Cristo.
Nessuno ancora oggi è in grado di dire con certezza quale fosse lo scopo di questa particolare collocazione di enormi lastre di pietra secondo uno schema cruciforme – la vista dall’alto rivela una primitiva similitudine con la croce celtica – disposte attorno ad una fossa di sepoltura sovrastata dal monolite più imponente (5 metri di altezza, quasi mezzo metro di spessore e un peso di oltre 7 tonnellate).
L’interpretazione più popolare suggerisce che le pietre di Callanish furono posizionate dagli abitanti della età del Bronzo per creare un preistorico osservatorio lunare. Come si può immaginare, nel corso dei secoli questo monumento pagano è stato oggetto di affascinanti teorie e fantasiose leggende popolari. Quella più divertente ipotizza che i monoliti siano giganti autoctoni, pietrificati sul posto per il loro rifiuto di convertirsi al Cristianesimo.
Credenze locali, mistero, leggenda, la scienza che arranca, il contesto naturale di sconvolgente bellezza… tutto conferisce a Callanish un aura magica.
Visitare questo sito è una esperienza affascinante a prescindere dalla stagione e dalle condizioni meteorologiche: ma in inverno, nei bui mesi artici, l’aurora boreale può illuminare la notte in un caleidoscopio di colori, mentre potrete percorrere l’area camminando su una soffice coltre di neve. Cercate di farlo in silenzio e magari in solitudine, per immaginare al meglio l’atmosfera che poteva avvolgere il monumento.
Come arrivare
Callanish si trova sulla costa sud-ovest dell’Isola di Lewis, a 25 chilometri da Stornoway, sulla A858.
9. Gearrannan Blackhouse Village: assaporate la vita dei contadini scozzesi
Se desiderate scoprire il fascino delle blackhouses e assaporare il modo di vivere dei contadini dell’epoca, fermatevi a visitare il Gearrannan Blackhouse Village, un minuscolo insediamento dei primi dell’Ottocento annidato in una baia deliziosa circondata da colline punteggiate dall’erica.
Abitato fino a metà del Novecento dai discendenti della famiglia impegnati nella produzione del tradizionale Harris Tweed, il villaggio è stato da qualche anno convertito in un museo, mentre alcuni cottage sono invece dedicati all’accoglienza e trasformati in una struttura ricettiva in regime di self-catering.
Formato da nove cottage dagli spessi muri in pietra e i tetti in paglia, questo villaggio è un luogo altamente suggestivo che rende immediatamente chiaro quanto fosse dura la vita senza le comodità di oggi, in un angolo remoto della Scozia, affrontando ogni giorno i rigori del clima e la sfida incessante dell’Atlantico, sempre prodigo di tempeste.
Tuffatevi a capofitto nel passato entrando nell’unico cottage lasciato così com’era un tempo, con tutti i suoi arredi originali, i pavimenti sbilenchi di terra battuta e le pareti irregolari annerite dal fumo di torba; quella che ancora oggi, come allora, arde senza sosta in un grande focolare, saturando l’aria del profumo intenso e affumicato tipico di queste isole.
Come arrivare
Per arrivare a Gearrannan Blackhouse Village, proseguite verso nord sulla A858 da Callanish Standing Stones in direzione nord per sette chilometri. Giunti al paese di Carloway, girate a sinistra e proseguite per poco più di un chilometro.
10. Butt of Lewis Lighthouse: paradiso di selvaggia solitudine
Nei dieci luoghi del mio cuore, non poteva di certo mancare un faro: nessun viaggiatore, per mare o per terra, riesce a resistere al fascino irresistibile di un faro. Baluardi di luce eretti dall’uomo per indicare la via ai naviganti, per guidarli tra le insidie del mare buio e agitato.
Paradiso di selvaggia e remota bellezza, il faro di Butt of Lewis (‘Rubha Rohanais’ in gaelico) si trova nel punto più settentrionale dell’isola di Lewis, precisamente ad una latitudine di 58°,31′ Nord. Si può di certo considerare questo tratto di costa come icona dell’animo inquieto e selvaggio delle Ebridi Esterne: Butt of Lewis è menzionato nel Guinness dei primati come il posto più ventoso di tutto il Regno Unito. Qui i pascoli verdeggianti lasciano il posto a nere scogliere frastagliate e strapiombanti sull’Atlantico, le onde impetuose si infrangono sulle rocce fin quasi a lambire la torba umida che le ricopre.
Camminare intorno al perimetro del faro da la sensazione di essere da soli in mezzo alla natura selvaggia, ogni rumore estraneo è sovrastato dal suono rabbioso del vento. Butt of Lewis non è certamente una delle zone più ospitali per le condizioni climatiche, ma un luogo dove godersi un incredibile panorama e ritrovare nel vento la propria pace interiore.
TIP: il faro è stato costruito nel 1862 dai fratelli Thomas e David Stevenson, discendenti della dinastia Stevenson che per quasi due secoli si è occupata della progettazione e costruzione di fari in Scozia, cugini del più famoso romanziere scozzese Robert L. Stevenson.
0 Comments