Fishermen’s Trail 2022: diario di viaggio
Dopo qualche settimana di riposo forzato a causa del Covid e di una schiena che comincia a presentare il conto del logorio a cui la vita da backpacker la sottopone, il Portogallo mi è parso la meta giusta per rimettere lo zaino in spalla.
Già da mesi avevo nel mirino la Rota Vicentina, un reticolo di sentieri che attraversa il sud-ovest del paese nelle province Alentejo e Algarve, e in particolare il suo sviluppo più costiero, chiamato Trilho dos Pescadores, Fishermen’s Trail o Sentiero dei Pescatori. Decisamente self-explanatory.
In questo post mi occupo della prima parte del trekking, la sezione a mio avviso più interessante da Porto Covo ad Odeceixe.
Una ottantina di chilometri, con pochissimo dislivello e relativamente semplice dal punto di vista logistico, con la possibilità di pernottare in un villaggio abitato ogni sera e dunque di non dover trasportare molto cibo alleggerendo il peso nello zaino.
Spiagge circondate da alte falesie sferzate dalle onde, scogliere a picco sull’oceano dove le cicogne volteggiano nel cielo azzurro, piccoli borghi di pescatori con le casette dipinte di bianco. E ancora pascoli e mulini, fiumi e fari. E sabbia, chilometri e chilometri di sabbia.
Un trekking per certi versi simile all’Hebridean Way che avevo percorso in ottobre – oceano, grandi scogliere, spiagge esclusive – ma sul quale mi auguravo di trovare più sole e più caldo rispetto al rude trattamento che il clima scozzese mi aveva riservato.
Costo del volo aereo per Lisbona? 70 euro andata e ritorno.
Sì, era decisamente l’occasione giusta per partire.
Indice dei contenuti
Il mio itinerario
Giorno 0 - Porto Covo
Giorno 1 - Porto Covo - Vila Nova de Milfontes
Giorno 2 - Vila Nova de Milfontes - Almograve
Giorno 3 - Almograve - Zambujeira do Mar
Giorno 4 - Zambujeira do Mar - Odeceixe
Fishermen’s Trail Summary
START: PORTO COVO
END: ODECEIXE
77 KM
4 GIORNI
D+: NON RILEVANTE
FACILE
L’itinerario
Questo itinerario copre le prime 4 tappe del Fishermen’s Trail, da Porto Covo ad Odeceixe, a mio avviso la sezione più interessante di tutta la Rota Vicentina e compatibile con un viaggio di una settimana dall’Italia. Proseguendo dopo Odeceixe il trekking si inserisce in un contesto più rurale, con alcune zone di foresta decisamente interessanti tra Aljezur e Vila Nova do Bispo, prima di ritornare sulla costa nei pressi di Cabo de Sao Vicente. Potete trovare le informazioni generali sulla sezione mancante qui.
Tappa | Partenza | Arrivo | Distanza (km) | Durata (ore) |
1 | Porto Covo | Vila Nova de Milfontes | 20 | 5 |
2 | Vila Nova de Milfontes | Almograve | 16 | 4 |
3 | Almograve | Zambujeira do Mar | 22 | 6 |
4 | Zambujeira do Mar | Odeceixe | 19 | 5 |
77 | 20 |
Giorno 0
Arrivo a Porto Covo
L’arrivo a Porto Covo è piuttosto deprimente.
L’autobus da Lisbona è pieno di passeggeri, il che mi costringe ad abbandonare il mio nuovo e costosissimo Atom Packs nella stiva e con esso tutto il mio prezioso equipaggiamento: sacco a pelo, bastoncini da trekking e tenda. Non mi separo mai volentieri dallo zaino quando viaggio: è il mio affezionato compagno sul cammino e contiene tutti i miei averi.
Questa volta in particolare sarei ancora più dispiaciuto: non ho fatto nemmeno un chilometro con questo gioiello della tecnica ultralight (appena 750 grammi di peso) e l’entusiasmo del bambino di fronte ad un nuovo giocattolo è pareggiata dalla preoccupazione di romperlo o perderlo prima di averci giocato.
Scendo in fretta per sgranchirmi le gambe e reimpossessarmi delle mie pertinenze. Nuvole grigie riempiono il cielo e la sera comincia a spargere le sue tinte scure.
Il villaggio è fatto di ordinate casette basse, dai tipici colori bianco e blu, disposte su vie parallele che scendono verso l’oceano e il faro. Si percepisce un che di turistico nell’aria e riesco quasi ad immaginarlo ad agosto pieno di turisti, ma al momento non si vede anima viva.
Percorro i pochi metri che mi separano dall’ostello osservando una ragazza alta, con un cappellino sulla testa e uno zaino Osprey che si incammina in direzione opposta alla mia. Sembra carina. Lo è. Non posso immaginare che rappresenterà la mia principale compagnia sul sentiero.
L’ostello è in realtà un appartamento con un lungo corridoio buio che termina nell’unico bagno in comune, su cui si aprono le stanze. Non c’è il riscaldamento – condizione che mi ritroverò per tutto il trekking – e nell’aria aleggia un odore di muffa acida, come se qualche giorno prima fosse stato preparato un soffritto che ristagna nei muri scrostati.
La mia stanza sembra una cella di grandi dimensioni in un monastero di clausura, con un piccolo letto singolo nell’angolo destro e una unica poltrona sul lato sinistro. Tutto quello spazio vuoto nel mezzo mi opprime.
16 euro, mi ripeto, non potevi aspettarti di più.
Esco senza togliermi lo zaino e scendo verso la costa per dare un primo fugace sguardo all’oceano.
La scogliera è rossastra, la sabbia è punteggiata di piante e termina in un piccolo faro. L’oceano è calmo e mi accompagna nel cammino con il tipico rollio rumoroso delle onde.
Sono ancora corrucciato e depresso dal viaggio e dal mio ricovero notturno; e preferirei dormire in tenda quassù, proprio di fianco al faro. Ma in Portogallo non è permesso il campeggio libero.
All’improvviso un raggio luminoso spezza il grigio del cielo e il sole irrompe all’orizzonte prima di tuffarsi a dormire nell’altro emisfero, tingendo di un giallo carico tutto la vista, quasi a darmi il benvenuto da quelle parti.
Quanta bellezza da ammirare.
tramonto a Porto Covo
la via principale (e deserta) di Porto Covo
Giorno 1
Porto Covo – Vila Nova de Milfontes 21 km
Notte fredda ma indenne da guai nell’opprimente stanza monacale.
Ho fretta di uscire per scaldarmi un po’ e cominciare il trekking. Il sole manda già riflessi dorati tra le case bianche.
Alcuni anziani con i volti rugosi e bruciati dal sole si intrattengono senza fretta davanti all’unico bar aperto, il giorno è appena cominciato e non c’è necessità di affannarsi.
‘Ehi, vecchi lupi di mare, sono qui in vostro nome’ – vorrei gridare.
Attraverso la piccola baia di Porto Covo e trovo i primi segnali verdi e azzurri del Fishermen’s Trail. Risalendo sull’altura dall’altro lato, mi volto per dare un ultimo sguardo al villaggio illuminato dal sole.
la baia all’uscita da Porto Covo
Noto una figura scendere sulla spiaggia, e riconosco il cappellino nero che mi aveva colpito la sera precedente. Ho appena cominciato il cammino, la giornata è soleggiata, ho voglia di gustarmi il suono dell’oceano, dunque faccio per proseguire ma l’hiker mi fa un cenno alzando un braccio. Mi fermo e attendo sulla scogliera. Ne approfitto per togliermi la felpa, il sole scalda e voglio godermelo il più possibile sulla pelle.
La ragazza mi raggiunge con una guida in mano e senza presentarsi mi chiede informazioni per la Historical Way. I due sentieri si sovrappongono spesso, la via storica rimane più nell’entroterra mentre il Sentiero dei Pescatori si mantiene sempre in prossimità del mare.
Sembra dispiaciuta di aver trovato un suo coetaneo di sesso maschile.
É sulla quarantina, mi parla con l’atteggiamento altezzoso di chi sa cosa vuole nella vita e non è abituata a chiedere aiuto agli altri. Soprattutto agli uomini.
Nonostante sembri già affaticata dopo nemmeno un chilometro, mi pare bellissima.
Incrociando la guida con la mia mappa GPS realizziamo che la via storica è solo duecento metri più all’interno.
‘Beh, buona passeggiata’ – la saluto senza perdermi in troppi convenevoli.
Lei si scioglie un po’, forse nel rendersi conto che non ho deciso di prendere un volo da Bologna a Lisbona per provarci con lei.
Riprendo a camminare sulla scogliera, osservandola allontanarsi nell’entroterra. In realtà rimane sempre in vista, e dopo un chilometro appena ci ricongiungiamo.
‘Ho perso la borraccia’ – mi dice.
A quel punto le propongo di camminare assieme, ho acqua a sufficienza per entrambi.
Le deve sembrare una offerta innocente, perché accetta di buon grado.
‘Forse è arrivato il momento di presentarsi’ – le chiedo con un sorriso mentre riprendiamo a camminare sulle dune di sabbia.
Lei allunga una mano, si toglie il cappellino e mi dice: ‘Sono Anna’.
i primi chilometri di sentiero
Per qualche chilometro procediamo così, con una andatura piacevole e raccontandoci le nostre vite che in fondo si somigliano. Vite di ragazzi che sono diventati oramai adulti, e che cercano nel cammino una cura per sanare le ferite che qualcuno ci ha fatto.
É una giornata ideale sul trail. Non saranno tutte così le successive. Ogni scogliera che superiamo nasconde una piccola baia o una spiaggia circondata tra falesie che rendono quasi impossibile la discesa. I gabbiani sorvolano le baie e garriscono curiosi.
All’altezza di Praia do Queimado sgorgo una traccia che scende sulla spiaggia. Anna non se la sente di affrontare il piccolo strapiombo sottostante e decide di rimanere sulla scogliera. Avremo occasione di ritrovarci più a sud.
Abbandono la traccia per calarmi con prudenza, solo pochi metri mi separano dalla lunga lingua di sabbia che sembra estendersi fino in Africa. Mi tolgo le scarpe e cammino a piedi nudi sulla sabbia fresca lambita dall’acqua. Sebbene so che molti altri escursionisti e turisti avranno fatto la stessa cosa, magari il giorno precedente, mi immagino di essere in un paradiso mai esplorato, che in qualche modo violo con le mie impronte pesanti. Mi paiono insieme oscene e meritevoli.
Proseguo così, ammirando dal basso la falesia strapiombante alla mia sinistra da cui ora mi separa una distesa di sassi scuri levigati dal vento.
La lingua di sabbia si restringe sempre di più cedendo il posto agli scogli e costringendomi ad arrampicare per proseguire. Fatico un po’ per trovare una via sicura tra le rocce scivolose, ma vengo ricompensato per lo sforzo.
Ora la spiaggia si allarga a perdita d’occhio e termina su una passerella di legno che permette di scendere e risalire con facilità. In lontananza noto alcuni surfisti alla ricerca dell’onda giusta, ma l’oceano è nervoso e le onde si rompono frenetiche in uno spumoso frastuono.
Ho percorso otto chilometri e ho decisamente voglia di farmi un bagno.
A parte le due mute nere al largo, non c’è anima viva.
Mi spoglio ed entro nell’acqua inspirando a fondo, poi butto fuori l’aria mentre mi tuffo per sentire meno il freddo come sono abituato a fare.
È una sensazione eccitante di pienezza, e l’acqua è meno fredda di quello che avevo temuto.
Faccio qualche bracciata in direzione dei surfisti, e quando mi volto per tornare a riva noto due persone sedute di fianco al mio zaino.
È Anna, assieme ad un’altra ragazza. Devono avermi visto dalla scogliera!
Esco dall’acqua in imbarazzo per i miei mutandoni verdi da trekking e le raggiungo infreddolito.
Mangiamo qualcosa mentre ci scambiamo informazioni. Johanna è tedesca ma apolide, Anna è di origine inglese ma vive in Sudafrica, io italiano vagabondo. Backpacker e camminatori, questo siamo. Mi chiedo se sia così importante da dove veniamo. Ma sì, forse sì.
UNFOLLOW, l’impronta sui miei trekking
pronto a tuffarmi nell’oceano!
Anna & Johanna
Riprendiamo il trekking sotto il sole di mezzogiorno.
Il paesaggio è quasi monotono nella sua selvaggia natura. Scogliere, dune di sabbia, oceano e vento ci accompagnano a sud.
La nuova arrivata nel gruppo è decisamente più avventurosa di Anna, e decide di seguirmi su un costone di roccia strapiombante che si innalza di cento metri sull’acqua. Ci infiliamo sotto un arco sospeso e sbuchiamo sopra una baia di sorprendente bellezza.
La discesa è molto pericolosa ma fattibile. Anna ci osserva preoccupata, è appena venti metri sopra di noi ma sembriamo su separati da un abisso.
Aiuto Johanna a risalire la falesia in arrampicata e poi scendo verso la spiaggia passando di fianco ad un nido di cicogne che mi osservano tranquille.
L’ultimo tratto spiana un poco ma è quello più infido perché un piccolo torrentello d’acqua scende verso il mare. Scivolo con infamia e quasi senza dignità ma protetto dallo zaino rotolo per qualche metro fino a cadere sulla spiaggia sottostante, con qualche graffio e sporco di terriccio ma niente di rotto.
Se prima mi ero sentito su un paradiso inesplorato, ora mi sento convinto di essere il primo uomo che abbia mai messo piede qui. Fantastico sul nome da dare alla spiaggia, anche se non ho una bandiera con la mia effige da piantare!
Mi sdraio e rimango a lungo a sonnecchiare sulla sabbia calda, fino a quando il sole scompare dietro alla scogliera ricordandomi che ho ancora qualche chilometro da fare.
La risalita è più semplice della discesa, basta non guardare in basso e tenere le mani saldamente ancorate alla roccia.
Ritorno sul sentiero e riprendo a camminare. In lontananza già si vede il primo quartiere di Vila Nova de Milfontes e le tipiche casette bianche e blu tipiche della Costa Vicentina.
Il tempo sta cambiando. È pure possibile che piova. Ma sono praticamente già con un tetto sulla testa, in attesa della padrona della guest-house che mi ha garantito una stufetta per riscaldarmi.
la ‘mia’ spiaggia
relax sulla spiaggia di cui reclamo la proprietà
in arrivo a Vila Nova de Milfontes
Dove ho dormito
Alojamentos Vitinho (Brejo da estrada lote 2 A/B, 7645-223 Vila Nova de Milfontes) spesa 23 euro per la camera singola.
Ottima soluzione per rapporto qualità prezzo, unico neo la distanza dalla piazza del paese e dai principali ristoranti (circa 800 metri).
Dove ho mangiato
Tasca do Celso (R. dos Aviadores 34, 7645-000 Vila Nova de Milfontes) spesa 40 euro + 5 mancia
Posto accogliente a metà tra una enoteca e un ristorante country. Cucina a vista con carne cotta alla fiamma che rende ancora più spettacolare l’atmosfera. Cibo delizioso.
Giorno 2
Vila Nova de Milfontes – Almograve 16 km
Notte di sonno ricco e rinfrancante, coccolato dal tepore della stufa elettrica.
Le previsioni assicuravano abbondante pioggia per tutta la notte, quindi decido di partire con calma. Colazione e breve passeggiata per la via principale di Vila Nova de Milfontes, spettrale e solitaria. Pioggia leggera e cielo gravido di nubi.
Proseguire verso sud significa oltrepassare il fiume Mira, ovvero percorrere un paio di chilometri al lato della strada asfaltata per raggiungere l’unico ponte.
Decisamente i peggiori di tutto il trail.
Anna e Johanna hanno deciso di prendere il ferry che fa spola da una sponda all’altra del fiume, le ritroverò a sera ad Almograve.
Poco dopo il ponte noto i segnali del trail che mi fanno tornare verso la costa attraversando un pascolo di bovini.
La pioggia cresce di intensità e mi costringe a riparare in una casa abbandonata, piena di graffiti e di indizi di frequentazione da parte di vagabondi. Mentre attendo che la pioggia rallenti, noto due signori anziani in difficoltà ad indossare le mantelline per proteggersi dalla pioggia. Li avevo già incrociati la sera precedente a Vila Nova de Milfontes; mi sporgo per invitarli ad entrare al coperto ma preferiscono proseguire.
Nel vedere la moglie aiutare il marito più impacciato e forse alle prese con una malattia degenerativa, provo invidia e rispetto per un amore così longevo e per la voglia di condivisione che li unisce. Li rivedrò spesso sul cammino, e nel loro lento avanzare troverò ogni volta un motivo di speranza e assieme tristezza per la solitudine che spesso mi travolge.
l’attraversamento del ponte sotto la pioggia
old hikers alle prese con le mantelline
ritorna il sole dopo la pioggia
Finalmente la pioggia rallenta e mi rimetto anche io in cammino. Ritrovato l’oceano il sentiero risale sulle scogliere, io decido invece di seguire le passerelle di legno che mi portano sulla spiaggia che fronteggia il villaggio, a meno di un chilometro via mare, mentre io ne ho già percorsi cinque.
All’improvviso il sole squarcia le nubi e la spiaggia su cui mi trovo diventa incantevole. É quasi mezzogiorno e ci sono ancora dieci chilometri da fare. Ritorno sul trail e dopo una breve sezione ai lati della strada riprendo a camminare sul terreno a cui sono oramai già abituato, un su e giù di dune sabbiose e tratti di scogliera rocciosa. Le piste sono almeno dieci, corrono una vicino all’altra ed è impossibile perdere l’orientamento: basta rimanere in vista dell’oceano.
Si procede davvero in fretta: percorro dieci chilometri in poco più di due ore. Proprio poco prima di Almograve, il punto di arrivo della tappa, ritrovo di nuovo la coppia seduta su una scogliera a riposare guardando l’oceano. Ora abbiamo un po’ di tempo per conoscerci. Sono entrambi medici settantenni oramai in pensione e, dopo una vita trascorsa in Africa a curare la popolazione del Malawi, da almeno dieci anni viaggiano a piedi o in bici attraverso l’Europa. Che gioia e tristezza al tempo stesso: il loro tempo sta quasi per scadere mentre il mio cronometro ha ancora tante tacche ma non so a chi donarlo.
Arrivo alla spiaggia di Almograve quando la pioggia torna a scendere lieve e leggera. Risalgo il piccolo barranco che mi porta in paese e arrivo con facilità alla mia sistemazione, Almograve Beach Hostel.
Per cena ci ritroviamo tutti nell’unico ma imperdibile ristorante aperto, la trattoria Perralta. Io, Anna, Johanna, la coppia e due sorelle gemelle anche loro sulla sessantina. Sono la mia tramily, la mia famiglia sul trail.
l’arrivo ad Almograve (sullo sfondo del barranco)
Dove ho dormito
Almograve Beach Hostel (Rua do Brejo Longo 8, 7630-017, Almograve) spesa 25 euro.
Bell’ostello con stanze da 2 o 4. Letti confortevoli e ampia cucina molto fornita.
Dove ho mangiato
Torralta (Av. de Praia 3, 7630-174, Almograve) spesa 15 euro
Cena deliziosa e semplice: crocchette di baccalà e patate fritte innaffiate da un ottimo vino bianco. L’oste parla italiano e tra un bicchierino di ginja e l’altro, ci racconti aneddoti sul Fishermen’s Trail; incantato dal sorriso di Anna che insiste per chiamare ‘la tua bella moglie italiana’ facendo arrossire me molto più di lei.
Giorno 3
Almograve – Zambujeira do Mar 22 kn
Anche il terzo giorno di trekking comincia sotto la pioggia. Il cielo rimarrà coperto per tutta la giornata, e senza sole tutto si appiattisce un po’: la luce, le prospettive, il mio umore.
Il primo tratto segue la spiaggia di Almograve e le sue passerelle di legno che scendono verso il mare. L’oceano è davvero agitato, non lo avevo ancora visto così; le onde sono alte almeno 5-6 metri.
Al termine della spiaggia una scala permette di risalire sulla scogliera; supero una baia con un piccolo molo e un gruppuscolo di casette arancioni che fungono da ricovero per l’attrezzatura da pesca. Proprio di fronte al molo le onde si infrangono con maggiore violenza su alcuni scogli emersi. Non deve essere molto semplice entrare nella baia con il mare agitato!
Un chilometro dopo aver abbandonato la baia il trail rientra su alcune dune di sabbia e la brughiera lascia spazio ad un bosco di pini marittimi in cui mi inoltro per due chilometri abbondanti. Il terreno sabbioso è ricoperto di aghi di pino e le fronde degli alberi mi proteggono dalla pioggia, per cui nonostante tutto è piacevole procedere.
ci vuole una discreta abilità per attraccare qui con il mare agitato
il mare sempre più agitato
un’altra bellissima scogliera
Esco dalla foresta in corrispondenza del minuscolo villaggio di Cavaleiro, dove posso bere un caffè e comprare un po’ di frutta nel minimarket adiacente. Alcuni contadini locali discutono con fervore della guerra in Ucraina e dell’aumento probabile dei generi alimentari.
Ho già fatto 10 chilometri e sono appena le 11 di mattina.
Il trail ora prosegue nell’entroterra, tra pascoli di bovini e campi coltivati: qui il terreno è di terra compatta e ammorbidita dalla pioggia, il suolo ideale su cui camminare. Il sentiero si mantiene ad un centinaio di metri dal mare: basta fare brevi deviazioni per riportarsi su scogliere strapiombanti e godere di panorami selvaggi resi inquietanti dal cielo scuro e dall’oceano che ruggisce molti metri più in basso.Questo alternarsi prosegue fino ad una ripida discesa dall’altura della scogliera – con alcune scalette che aiutano a non scivolare – che porta ad un molo dove sono alloggiate molte imbarcazioni e reti per la pesca. Risalendo la strada asfaltata sull’altro lato della baia si arriva ad un manipolo di case perlopiù di pescatori (Entrada da Barca) dove un ristorante si affaccia proprio sulla baia con una piacevole veranda (Restaurante o Sacas)
Vi ritrovo Anna, intenta a terminare il pranzo. Abbiamo percorso 17 chilometri e non è nemmeno l’una, un’altra tappa che andrà in archivio nel primo pomeriggio.
Mi fermo con lei a chiacchierare e mi bevo una birra, poi ci rimettiamo in marcia per gli ultimi chilometri sulla comoda strada asfaltata che porta al paese di Zambujeira do Mar.
Come il primo giorno ci separiamo nell’elegante piazzetta del paese affacciata sulla meravigliosa praia da Zambujeira do Mar, dandoci appuntamento per cena.
praia da Zambujeira do Mar
un piacevole camminare
il molo di Entrada da Barca
Dove ho dormito
Hostel Nature (Rua 25 de Abril nº 9 7630- 805, Zambujeira do Mar) spesa 20 euro.
Ostello con camere da 4 letti e una sala comune accogliente con camino e divani. Interessante la possibilità di utilizzare la lavatrice gratis.
Dove ho mangiato
Costa Alentejana (Rua Mira Mar Nº8, 7630-729, Portugal) spesa 40 euro
Nella piazza principale, un ristorante elegante e dalle porzioni abbondanti con una ottima carta dei vini. Spesa un po’ alzata dal vino!
Giorno 4
Zambujeira do Mar – Odeceixe 20 km
Incontro Johanna nella piazzetta intenta ad osservare la spiaggia; il mare è ancora molto agitato.
Io e lei abbiamo bevuto molto la sera precedente e ci siamo lasciati con una discussione nervosa e frasi amare. Decidiamo di camminare assieme per chiarire le nostre posizioni, anche se al mattino con una giornata di hike davanti tutto si scioglie in un sorriso.
Dopo poco più di un chilometro si apre davanti a noi una spiaggia da togliere il fiato, personalmente la mia preferita tra le decine che abbiamo sorpassato (Praia dos Alteirinhos): una mezzaluna quasi perfetta di sabbia incastonata tra la roccia scura ricoperta di brughiera; e divisa a metà da una cascata che scende ripida dal centro, creando un canale che spezza l’egemonia della sabbia e termina in mare.
Devo scendere assolutamente. Mentre mi interrogo sulla via migliore, mi giunge l’incoraggiante grido di Johanna: ‘Ehi, c’è la scala!’
Scendiamo lasciando gli zaini sulla scogliera, sembra di essere in una fiaba. Johanna corre sugli scogli che proprio al centro della baia creano una sorta di canale di accesso; io attraverso il fiumiciattolo creato dalla cascata e dall’altro emisfero della spiaggia le grido: ‘Ok, io mi tengo questo pezzo’.
la mia spiaggia preferita della Costa Vicentina!
vista dal basso
Peccato che siano le 9 di mattina e ci sia tutto il cammino davanti a noi. Tocca rimettersi in marcia.
Risaliamo di nuovo sulla scogliera e recuperiamo gli zaini per proseguire. Dopo 4 chilometri circa, incontriamo un parco di animali esotici di proprietà privata: ci divertiamo ad osservare bisonti, alpaca, struzzi e zebre che condividono gli stessi spazi.
Il parco è divertente ma costringe ad una lunga deviazione verso l’interno per aggirarne il recinto e altri campi coltivati; arriviamo così al paese di A Azenha Do Mar (km 11) dove è possibile pranzare nel ristorante omonimo.
Io bevo solo una Coca Cola e mangio una barretta; recupererò come sempre per cena.
Dopo lo stop riparto abbandonando Johanna salutando Johanna intenta a conversare con un’altra hiker. Il sentiero prosegue con le caratteristiche oramai conosciute: su e giù tra dune di sabbia e lunghi attraversamenti di scogliere a strapiombo sull’oceano costellate da nidi di cicogne.
benvenuti in Africa
terrazzo con vista per le cicogne
Intorno al km 15 la vista si apre su una spiaggia bellissima e invasa dal sole – Praia de Odeceixe.
Vedo molti turisti sdraiati sulla sabbia o alle prese con un picnic e non vedo l’ora di scendere per fare un bagno. Ma non succederà! Più scendo dalla scogliera, più mi rendo conto che il lato settentrionale della costa è separato da quello meridionale da un fiume non più largo di 15 metri ma sufficientemente profondo per impedirne il guado.
Scendo dalla scarpata e mi metto con fiducia alla ricerca di un ponticello: perchè deve esserci un attraversamento pedonale! E invece no. La spiaggia sull’altro versante è raggiungibile solo attraversando il ponte nel villaggio di Odeceixe, mio punto di arrivo finale, che si trova 4 chilometri più a est!
Maledico tutto il Portogallo mentre triste e abbattuto riprendo a testa bassa la strada, con i piedi accaldati dal cemento.
Arrivo ad Odeceixe un’ora dopo: è un villaggio interessante che si sviluppa su una altura dominata da un mulino.
praia de Odeceixe – con l’infame fiume Seixe sulla sinistra che non permette l’accesso!
il mio mood negli ultimi chilometri di trail
ultima segnaletica prima di Odeceixe
in arrivo a Odeceixe
Dopo una doccia con acqua tiepida in ostello, girovago nelle strette vie che risalgono verso la collina.
Anche questo villaggio mi da l’impressione di un paese fantasma; non c’è nessuno in giro, i bar sono chiusi e le case non hanno molte luci accese. Mi godo un tramonto meraviglioso sull’intera vallata del fiume Seixe: nel pomeriggio mi aveva fatto dannare ma ora mi regala un panorama mozzafiato.
un tramonto di stordente bellezza
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