L.A. Aqueduct: qualcuno ha detto caldo e vento?
Miglio 455 – Miglio 670
Dopo aver lasciato Agua Dulce, Glowstick ha affrontato l’ultima parte del deserto del Mojave, quella più cruda dove il caldo è sfiancante e il vento imperioso e crudele. Vediamo come è andata!
Mi trovo al miglio 670, e anche se sulla carta mi trovo già in Sierra Nevada, che dal punto di vista geologico inizia a Tehachapi Pass ben 110 miglia più indietro, non mi pare proprio di esserci!
In questa ultima settimana anzi ho avuto modo di affrontare la sezione più cruda del deserto e di sperimentare la sua rigida natura selvaggia, anche se la durezza degli elementi è stata ripagata da paesaggi di genuina bellezza.
Camminare sul più grande acquedotto californiano, quello che permette ai losangelini di usare tutta l’acqua che vogliono senza razionamenti è stata una esperienza particolare e divertente, agevolata da un clima tutto sommato accettabile.
Dopo aver lasciato Tehachapi dove ho trascorso una meritata notte di riposo in un mediocre motel (per essere gentili, sempre meglio che fare cowboy camping sulla polverosa mesa) le temperature hanno ricominciato allegramente a salire. Se nell’attraversare il deserto del Mojave siamo stati graziati da cieli velati e temperature moderate, negli ultimi giorni le temperature hanno impedito qualsiasi movimento tra le 12 e le 16, almeno a me che sembro soffrire il caldo più della media, d’altra parte sono abituato a camminare nelle Alpi!
Camminando allegramente su L.A. Aqueduct
Giù nella fornace di Ridgecrest
Il 10 giugno ho fatto autostop con una manciata di hikers fino a Ridgecrest, una città in mezzo al deserto, sorta in corrispondenza di una base militare. La temperatura durante le ore centrali ha toccato i 42 gradi, la brezza che soffiava era un sospiro infernale che peggiorava solo le cose: essendo la temperatura dell’aria più alta di quella del mio corpo non faceva altro che scaldarmi ulteriormente e l’ombra al di fuori del supermercato non faceva miracoli.
Per fortuna il Pacific Crest Trail in questa sezione si mantiene tra i 1500 e I 2000 metri perciò queste temperature non si raggiungono, fidatevi però che anche solo 32 gradi quando intorno a te ci sono solo arbusti stentati e i cosiddetti Joshua Tree (una specie di Yucca che si diverte a creare il meno ombra possibile) sono abbastanza da rischiare il colpo di calore, soprattutto a causa del sole californiano ben più alto nel cielo rispetto a quello a cui siamo abituati nel Nord Italia.
Non solo il caldo
E vogliamo parlare del vento? Nella zona attorno a Tehachapi sorge il terzo impianto eolico più grande al mondo, ci sarà un motivo se l’hanno messo proprio lì… il vento in quella zona è qualcosa di impressionante, forte e costante, che a spanne soffia perennemente sui 60-70 km/h, se camminando ce l’hai di fronte ti butta indietro, se ce l’hai di lato ti fa perdere l’equilibrio, ti si infila nel naso con tale forza che per poco non serve nemmeno fare lo sforzo di inspirare. Almeno però non si soffre il caldo!
Pale eoliche
Finalmente la Sierra Nevada
Tornando a dove mi trovo ora… domani sera raggiungerò Kennedy Meadows cioè la porta della Sierra Nevada, la catena montuosa che attraversa verticalmente la California centrale e che tutti definiscono come il paradiso in terra: una miriade di laghi e sorgenti, cime maestose, temperature miti e paesaggi spettacolari. Sebbene questo miraggio sia così vicino intorno a me gli alberi sono ancora rari, le temperature insopportabili e il sole fastidioso. Mi trovo a scrivere queste parole sotto un provvidenziale gruppo di querce che interrompono la monotonia degli arbusti e dei pini nani che ancora dominano il paesaggio qui intorno.
In fondo posso dire di avere amato il deserto, a volte… quando non era caldo! Camminare nelle prime ore della giornata o poco prima del tramonto con un paesaggio sconfinato e intorno a me solo erba secca e arbusti striminziti mi ha dato un sacco di gioia, un ambiente così diverso da quelli a cui sono abituato mi ha stimolato la curiosità di scoprire di più di questi posti così inospitali e affascinanti allo stesso tempo.
È però tempo di dire basta, non so quante taniche potrei riempire con tutto il sudore che ho sudato in questo mese di cammino, le alte temperature mi hanno spesso sfiancato e il mio umore ha vacillato più di una volta, per fortuna ho sempre avuto il sostegno degli altri thru hiker attorno a me che mi hanno aiutato ad andare avanti senza troppi ripensamenti.
Bello il deserto ma non ci vivrei, bella la California meridionale ma troppo calda! Belli gli arbusti rinsecchiti ma viva le foreste e non vedo l’ora di immergermici con le meraviglie che mi attendono tra pochi giorni in Sierra Nevada!
grazie deserto, ma ora è tempo di Sierraaaa
Ottimo racconto, sembra di esserci passati qualche era fa. Una domanda sul Trail name perchéGlowstick?
Grazie
Bruno da Genova
ciao Bruno!
Mattia si è cucito lo zaino in autonomia, un punto di merito a suo favore. Solo che ha scelto un colore piuttosto acceso, diciamo così… il classico giallo evidenziatore! Da qui il trail name di Glowstick, inteso appunto come evidenziatore.