Get your kicks on Route 66

Se sei un appassionato di cultura americana come me, saprai che c’è una vecchia strada che comincia a Chicago e percorre gli States da Est a Ovest, sino ad arrivare all’Oceano Pacifico.
È una striscia di asfalto più lunga di tutte le altre, più americana di tutte le altre, più strada di tutte le altre. È la madre di tutte le altre. Nell’immaginario collettivo dei viaggiatori è semplicemente identificata dal numero. 66.
Non importa quando sia stata oggi abbandonata, sventrata, bypassata dalle grandi autostrade a quattro corsie che si srotolano parallele, diritte dove la vecchia 66 si incurva, quasi a sfregiarla.
Non importa perché la vera Route 66 è dentro di te ogni volta che sei on the road, ogni volta che muovi a ovest, ogni volta che non sai dove ti trovi.
É strada, casa, ristoro, rifugio.

Imboccare la Route 66 non è come prendere una strada qualsiasi per raggiungere una destinazione, ma piuttosto salire sulla macchina del tempo per riscoprire certi luoghi magici della Real America. Sebbene nel 2023 possa sembrare una esperienza annacquata rispetto alla metà del Novecento – e lo è, se paragonata alle migrazioni degli agricoltori che per sfuggire alle tempeste di sabbia e al latifondismo si affollavano sulla via con Ford T scassate o carretti trainati da cavalli – percorrerla rimane un itinerario ricco di fascino, grazie alle attrazioni vintage, ai memorabilia o anche solo ai suoi cartelli così caratteristici che si possono fotografare senza nemmeno scendere dall’auto.

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Io mi sono abbandonato alla Mother Road senza un piano particolare. L’auto a noleggio presa a New Orleans, ho risalito Louisiana e Mississippi con lentezza, sulla I-55, la radio sempre sintonizzata sulle frequenze locali. Fino a Pontiac, una manciata di miglia a Sud-ovest di Chicago, da dove ho visto per la prima volta il simbolo mitico della strada nella cultura di massa. Li è cominciata la mia Route 66.
Per giorni ne ho seguito le tracce, cercando indizi su mappe cartacee e lasciando ogni pretesa di affidarmi al navigatore. Così, perdendomi a volte, ma lasciando alla magia dell’imprevisto ogni riferimento. E proprio come i piedi dell’hiker sanno dove appoggiarsi sul suolo sconnesso senza che ci si presti attenzione, così la mia macchina finiva sempre per ritrovare il fascino dell’antica strada. Percorrere la Mother Road significa anche celebrare un’ America che sta scomparendo, lontana dalle grandi metropoli e che ha il colore della terra bruciata dal sole e il sapore di una root beer.
Ma prima di salire in macchina, eccoti un po’ di informazioni utili.

2,500 miglia attraverso 8 stati americani

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Route 66 –

Miglia per Stato

Illinois -> 301
Missouri -> 317
Kansas -> 13
Oklahoma -> 432
Texas -> 186
N. Mexico ->  487
Arizona -> 401
California -> 314

Totale -> 2,448

Un po’ di storia della Route 66

La US Route 66, chiamata semplicemente Route 66 o, grazie alla prosa di Steinbeck che l’ha definitivamente trasportata nella leggenda, Mother Road, è stata una delle prime autostrade del sistema stradale americano. La sua costruzione cominciò nel 1924 e, l’11 novembre 1926, il progetto venne ufficialmente approvato dal Bureau of Public Roads.
La strada, nell’idea originale, doveva collegare Chicago con Santa Monica. Lo faceva srotolandosi da est a ovest per 2,500 miglia (quasi 4,000 chilometri) attraverso 8 stati americani: Illinois, Oklahoma, New Mexico, Texas, Nevada, Arizona, California.
Per questo divenne nei decenni successivi una delle strade più trafficate d’America.

La Route 66 incomincia a Chicago, all’altezza dell’incrocio tra Michigan Avenue e Adam Street dove ancora oggi spicca l’Historic Route 66 Begin Sign, e finisce sul molo di Santa Monica dove si trova l’Historic Route 66 End Sign.

 

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Historic Route 66 Begin Sign a Chicago, Illinois

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Historic Route 66 End Sign a Santa Monica, California

Nella prima metà del Novecento le nuove strade in costruzione seguivano di fatto la conformazione del terreno senza stravolgerlo, per preservare il paesaggio anche se questo comportava un allungamento del percorso e molte curve in più. Questo rende la Mother Road ancora più affascinante: la strada aggira colline e segue gli avvallamenti, corre parallela ai binari delle ferrovie (come ad esempio in Oklahoma, nel tratto fra le città di Sayre ed Erick). L’importante era seguire una pista per arrivare, non quanto rapidamente percorrerla.

un tratto della route 66 in Arizona

Negli anni Trenta lo stato dell’Oklahoma, assieme a Texas e New Mexico furono flagellati da tremende tempeste di sabbia (‘dust bowl’); la terra inaridiva e la mancanza d’acqua rendeva progressivamente impossibili la coltivazione e il pascolo degli animali. La Route 66 cominciò a sembrare l’unica via di fuga per gli agricoltori disperati; una exit strategy che comportava l’abbandono delle oramai misere proprietà e un lungo peregrinaggio in cerca di fortuna verso l’Ovest ricco e fertile e il sogno della California, Golden State. Mentre l’America delle grandi metropoli cedeva al consumismo e alla grande distribuzione, sulla Route 66 fiorivano attività commerciali a conduzione familiare, diners e cinema drive-in con appariscenti insegne al neon, motel dove si rifugiavano motociclisti, hippie squattrinati e star di Hollywood.

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Minimarket a Fanning, Missouri

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Desoto’s Salon, negli anni 50 stazione di servizio oggi salone di bellezza e gift shop

La Route 66 si è evoluta e modificata molto negli anni, tanto che oggi identificarne il percorso originale non è affatto semplice. Fu ufficialmente rimossa dal Sistema Autostradale degli Stati Uniti nel 1985, e rimpiazzata dalle interstate, le autostrade a lunga percorrenza che attraversano due o più stati, che quasi sempre le corrono parallelamente, dritte e con un maggiore impatto sugli ambienti che attraversano.
Ma rimane sulle mappe come Historic Route 66 per celebrare il mito fatto di sudore e motori che sbuffavano, di risate e canti, di cene frugali e colossali ubriacature. In 60 anni di vita, aveva significato speranza e rilancio per milioni di vagabondi.

Le origini della sua fama

La Route 66 è stata per decenni la strada americana più famosa, esaltata come icona del nomadismo dei popoli, a tratti anche ‘antisistema’.
I suoi primi anni di vita sono infatti anche quelli della Grande Depressione, anni difficili per molte famiglie stritolate dai debiti, dall’avanzata dell’agricoltura intensiva e latifondista, dalla profonda trasformazione delle abitudini indirizzate verso un maggiore consumismo capitalistico. La rivoluzione industriale dota quasi tutti almeno di una Ford T che permette grandi spostamenti, soprattutto verso ovest, in cerca di migliori opportunità.

E un libro su tutti riassume queste storie di povertà, migrazione e ricerca della rivalsa: Furore (‘The Grapes of Wrath‘, 1939) di John Steinbeck. Il libro racconta la penosa marcia della famiglia Joad e di altre migliaia di contadini americani, costretti a fuggire dallo stato dell’Oklahoma, travolto dalle tempeste di sabbia che desertificano l’ambiente, per raggiungere la California, in cerca di una opportunità di riscatto.
Furore è al tempo stesso racconto di una migrazione e ritratto epico della lotta dell’uomo contro l’ingiustizia: è il libro che più di ogni altro mi ha influenzato.

É proprio Steinbeck a ribattezzare la Route 66 con quello che è suo più famoso nickname, Mother Road, un nome che per molti rappresentava quello che cercavano percorrendola: sicurezza e speranza.

Furore-Steinbeck

Nei mitici anni 50, il periodo in cui il tasso di fiducia e felicità del popolo americano raggiunse picchi mai più eguagliati, molti scrittori, attori e cantanti ne hanno esaltato la poetica nella cultura popolare: basti pensare alla canzone simbolo (Get Your Kicks on) Route 66 di Nat King Cole o alla serie televisiva degli anni ’60 dal titolo Route 66.
Mentre gli americani la abbandonavano progressivamente per le più veloci Interstate, il suo mito ha continuato a crescere e questo le ha permesso di resistere al passare degli anni conservando intatto tutto il suo fascino.

Un must della Route 66: le insegne al neon

Lo sapevi che la diffusione delle insegne al neon si deve ad un visionario ingegnere francese, Georges Claude, che vendette la prima insegna al neon negli Stati Uniti ad un concessionario Packard di Los Angeles? Era il 1923!
Da lì in avanti, e fino alla fine degli anni ’60, le insegne al neon sono proliferate ovunque per comunicare la personalità delle attività commerciali e attirare turisti e viaggiatori. Oltre ad essere affascinanti, sono una grande testimonianza di artigianalità, perché una volta acquistati i tubi di vetro e gli elettrodi, sta nella creatività dell’artigiano riuscire a trasformare i componenti in qualcosa di unico ogni volta.
All’inizio le insegne al neon (gas inerte che scorre in un tubo di vetro) erano così sorprendentemente brillanti da venire chiamate ‘liquid fire’, fuoco liquido.

Route 66 è anche e soprattutto sinonimo di insegne luminose. Anche al giorno d’oggi, sebbene molti dei motel sono chiusi e i diners hanno perso lo splendore di un tempo, le insegne originali fatte a mano si ergono come pietre miliari e orgoglio dello spirito imprenditoriale di famiglie e comunità.
Sulla Mother Road se ne possono vedere davvero di incredibili, dalle forme (e dimensioni) più disparate.  La più iconica è quella del Blue Swallow Motel a Tucumcari, New Mexico, mentre la più grande si trova nel centro di Tulsa, Oklahoma, ed è addirittura 10 metri per lato.

Se vuoi scoprire alcune delle insegne al neon più famose della Route 66 clicca qui.

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Meadow Gold sign a Tulsa, Oklahoma

Risorse utili per pianificare il viaggio

Stai pensando di organizzare un viaggio on the road sulla Route 66?
Ti sarà di certo utile questa lista di siti o applicazioni utili a programmare al meglio la tua vacanza!

route66roadtrip.com: il PORTALE (in inglese) di riferimento della Route 66. Ben fatto e semplice da navigare, propone esperienze personali di viaggio sulla Mother Road ma soprattutto bellissime fotografie vintage, oltre a moltissime mappe storiche. È un ottimo strumento che anche io ho utilizzato per la pianificazione del mio tour, grazie alle singole sezioni dedicate agli stati e ai link alle singole attività locali dove recuperare informazioni agggiornate, orari di apertura ed eventi.

Viaggi-Usa.it: se il tuo inglese è claudicante, il sito migliore che puoi trovare in italiano è certamente Viaggi-Usa.it, la guida online per organizzare viaggi negli States in modo autonomo ed indipendente. Moltissimi articoli sono dedicati alla Mother Road, le attrazioni vengono riassunte con una mappa interattiva, e decisamente utili sono i suggerimenti su dove dormire.

Route 66 Adventure Handbook: e niente, anche nell’era del metaverso io rimango affezionato alle mappe cartacee. E questa non è certo una mappa come tutte le altre, ma piuttosto un ricordo di quella America che si nasconde sul ciglio della strada, del suo splendore vintage e delle sue pacchiane assurdità. Oramai alla sua quinta edizione, il libro di Drew Knowles non solo da informazioni utili su diners e motel, attrazioni naturali e trappole per turisti dal sapore kitsch, ma raccoglie molti aneddoti e bellissime fotografie aggiornate. Un must-have da tenere nello zaino e sfogliare ogni sera prima di dormire per pianificare la tappa successiva.

Maps.me: continuo ad essere affezionato a questa app ‘salvifica’ che permette di scaricare offline ogni tipologia di mappa e utilizzarla quando sei in assenza di connessione dati. Maps.me permette non solo di personalizzare il tuo percorso identificando dei punti di interesse precisi (POI) e dandoti informazioni precise sulle distanze e i dislivelli necessari per raggiungerli ma anche, cosa che mi ha salvato più volte, ti permette di ricalcolare il tragitto migliore per ritornare sull’itinerario o su una attrazione in caso di perdita di orientamento.

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Itinerari per Stato

Illinois

Il viaggio comincia da Chicago e dopo aver lasciato la metropoli potrai trovare subito alcuni degli elementi ricorrenti della Route 66: le stazioni di servizio e i muffler man, gli uomini marmitta, che imbracciano razzi spaziali o giganteschi hot dog. Pontiac ti accoglierà con decine di affascinanti murales, a Springfield potrai entrare nei luoghi cari ad Abramo Lincoln.
L’uscita dallo stato sarà altrettanto scenografica grazie all’Old Chain of Rocks Bridge, il ponte di ferro che collega Illinois e Missouri.
Vai all’itinerario dell’Illinois.

 

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Missouri

L’itinerario verrà pubblicato dal 25 gennaio 2023

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Kansas

L’itinerario verrà pubblicato dal 25 gennaio 2023

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Oklahoma

In Oklahoma si trova una delle sezioni più lunghe della Route 66 e per distacco anche la più kitsch. Tutto quello che riguarda la Mother Road in questo stato è spropositatamente esagerato!
Insegne al neon grandi quasi come palazzi, balene e pompe di benzina giganti, un negozio con centinaia di bottigliette di root beer o soda da far venire il diabete solo a guardarlo.
E il solito immancabile corredo della street art, tutto è così pacchiano e instagrammabile qui!

Vai all’itinerario dell’Oklahoma.

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New Mexico

L’itinerario verrà pubblicato dal 8 febbraio 2023

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Texas

L’itinerario verrà pubblicato dal 15 febbraio 2023

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Arizona

L’itinerario verrà pubblicato dal 22 febbraio 2023

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California

L’itinerario verrà pubblicato dal 2 marzo 2023

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