CHI SONO

Italian Supertramp

Italian Supertramp è il nickname che la grande famiglia del Pacific Crest Trail mi ha affibbiato  nel 2015. Mi trovavo nei pressi di Julian, California, sotto una nevicata improvvisa che aveva costretto molti hiker ad una sosta inattesa e diventata piuttosto alcolica. Erano le prime miglia sul PCT, e nelle genuine intenzioni  dei miei compagni di viaggio c’era il riconoscimento di un atletismo che per la verità nelle settimane successive non ho mai confermato. Ma tant’è.

Ho percorso oltre 10 mila chilometri con lo zaino sulle spalle, oppure tenendolo a fianco sul retro di qualche pickup, sdraiandomici sopra su un treno o all’interno di una nave. Più di ogni altra cosa ci ho camminato insieme.

Esploratore mancato, alpinista mancato, sognatore irrequieto spesso sopraffatto dalla placida quotidianità. Nemmeno ora, che ho oramai raggiunto la mezza età, niente ha guarito questa mia rogna. E allora parto di nuovo.

Vagabondo ero, vagabondo resto.

Immagino che tutto sia cominciato 40 anni fa, nello studio di mio nonno, pieno di disegni ad acquerello e appunti scritti a mano nella sua calligrafia autodidatta ma comunque elegante. Andavo all’asilo. Sì, deve essere stato proprio lì che ho visto per la prima volta nel futuro. Sul tavolo c’era una stampa con tanti colori e scritte fitte da farla sembrare un puzzle. Una carta geografica della Terra.

Quel giorno decisi che da grande avrei fatto l’esploratore.

Da bimbi purtroppo si cambia idea in fretta: venne il calcio poco dopo, poi la musica, poi le ragazze. Eppure continuavo a leggere libri di viaggi, le storie fantastiche di Stevenson e Verne, o le appassionanti avventure di Shackleton alla conquista del Polo Sud. Camminavo già tanto e correvo veloce. Arrivavano le prime escursioni in montagna, qualche ferrata per arrivare in cima alle nostre montagne. Ma il viaggio, quello vero, quelli che sognavo nella mia cameretta di bimbo, no. Tante catene mi tenevano legato al paese: genitori che non comprendevano le mie necessità e per cui la priorità era farmi studiare e tenermi lontano dalla droga; la convinzione adolescenziale che per viaggiare servisse tanto denaro, l’insicurezza di non essere pronto a farmi valere là fuori. Intanto con le prime relazioni sentimentali, l’Università era alle porte.

Il 3 gennaio 2002, venti giorni dopo la laurea, mi imbarcai su un volo per Philadelphia. Di certo non era una destinazione particolarmente esotica per un aspirante esploratore, ma per la prima volta decisi di abbandonare il classico trolley da vacanza per uno zaino che mi permettesse maggiore libertà di movimento. Era uno zaino pesantissimo, riempito all’inverosimile, ben oltre i venti chili consentiti: il moderno approccio ultralight era solo nelle mie fantasie.

Oltre ad essere più comodo, lo zaino ti conferiva un indiscutibile status da avventuriero, una sorta di auto legittimazione che non manca mai di colpirmi anche oggi. Ma dormivo in motel economici, mangiavo hamburger nei fast food e avevo noleggiato un’auto sportiva per muovermi. Quanto ero lontano allora dal concetto che ho oggi di viaggio. Eppure sento che è stato proprio a Philadelphia che sono diventato ufficialmente un backpacker. In quel viaggio on the road a vagabondare in Pennsylvania scoprii anche un secondo grande amore: gli Stati Uniti.

Nei dieci anni successivi ho viaggiato più che altro per lavoro, o per rilassarmi dal lavoro. Eppure qualcosa continuava a covare sotto la cenere, una brace mai estinta che aveva solo bisogno di un refolo di aria per incendiarsi.

Nel 2009 ero a San Diego, in California. Un venerdì presi a prestito la macchina di un amico per trascorrere il week end a Las Vegas. Più o meno a metà del viaggio, nella contea di Bakersfield, sono rimasto in panne su una strada davvero poco battuta. Faceva caldissimo, e intorno a me a perdita d’occhio solo la vastità delle rocce e della sabbia. Il deserto del Mojave.

Niente campo per il cellulare. Il paese più vicino a forse una dozzina di miglia. Era quasi il crepuscolo. Stesi il sacco a pelo su una altura ai lati della strada, arrabbiato per quello che mi aspettava a Las Vegas e non avrei raggiunto ma eccitato per essere costretto a trascorrere la notte nel deserto, tra gli spettrali Joshua Tree e i serpenti. E sapete cosa successe? Sono sopravvissuto!

Era cominciata. Spostarsi e dormire sotto le stelle. Quell’estate non fu l’unica notte che trascorsi in wild camping, né l’unica meraviglia che incontrai. Yosemite, Sequoia, Grand Teton. Era decisamente giunto il momento di comprarsi una tenda.

Ogni dieci anni bisogna cambiare vita, dicono i saggi. E in fondo anche per me è stato così.

Nel 2012 ho abbandonato il lavoro per partire alla volta del Sudamerica. Ho trascorso mesi pieni di fatica e felicità in Ecuador, facendo il volontario in un piccolo villaggio sulle Ande, a quattromila metri di altitudine. A quelle altezze devi disperdere meno energie possibili a rimuginare su quello che ti rende infelice. Vivere a La Esperanza mi ha cambiato la vita, mi ha fatto maturare, diventare altruista e capace di godere della felicità degli altri.

In Ecuador ho anche fatto l’ascesa più imponente della mia vita fino ai 6,000 metri del vulcano Cotopaxi. Durante la celebrazione piuttosto alcolica della conquista – era peraltro la festa di San Patrizio – Tom, un ragazzo americano con cui avevo condiviso l’escursione mi ha parlato per la prima volta dei thru-hike, ovvero dei cammini di lunga durata da percorrere end-to-end, in una volta sola. Stava leggendo un libro con un enorme scarpone in copertina, coi lacci rossi su uno sfondo bianco.

Quel libro era Wild, di Cheryl Strayed. E quello di cui Tom mi parlava con desiderio e passione era il Pacific Crest Trail, che parte dal confine con il Messico e attraversa gli Stati Uniti fino ad arrivare in Canada. Quella notte era germogliato qualcos’altro dentro di me: un richiamo affascinante verso l’avventura della vita. E il primo maggio del 2015, non più ragazzino ma oramai uomo fatto, ho coronato il sogno appoggiando il mio zaino al PCT Southern Terminus, prima di partire in direzione nord, verso il Canada.

Da quel giorno, sebbene niente possa eguagliare la ricchezza di quell’esperienza nelle terre di Muir e l’intreccio di umanità che ho trovato sul percorso, non mi sono più fermato, anche se mi sono cimentato su vie più corte, se ho cambiato l’attrezzatura (non tutta, la tenda Camp arancio è ancora con me), lo stile, la mia ricerca e le sensazioni che provo.

I trekking più importanti che ho fatto?

il circuito W in Patagonia, il Kungsleden in Svezia, Hebridean Way, West Highland Way e Glenn Way in Scozia, il Laugavegur Trail in Islanda, Lofoten, il Fisherman Trail in Portogallo. E le meravigliose vie italiane: Translagorai, le Alte Vie, la via degli Dei.

Ho imparato tantissimo da ognuno di questi viaggi; ho imparato ad abbandonare il superfluo per essere più leggeri, a gestire il mio corpo nella fatica, a tenere a bada la frenesia e il dolore. A gestire al meglio gli spostamenti, a mostrami empatico con chi mi offre un passaggio o qualcosa da mangiare, a condividere quello che raccolgo per la strada. E non parlo di cose materiali. Nei racconti che trovi qua, oltre ad informazioni preziose per pianificare al meglio i tuoi viaggi con lo zaino in spalla, spero tu possa trovare anche tutto questo.

 

“TUTTO QUELLO CHE VOLEVO ERA SOLO UNA COLLINA DOVE SDRAIARMI”

WILLIAM FAULKNER

LA TIMELINE DI UN BACKPACKER

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    Indonesia

    Indonesia 2022

  • Agosto 2022 - Hiking

    Senja Island, Norvegia

  • Maggio 2022 - Hiking

    West Highland Way, Scozia

    West Highland Way trailhead

  • Marzo 2022 - Hiking

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    italian supertramp, rota vicentina

  • Ottobre 2021 - Hiking

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  • Luglio 2021 - Hiking

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    italian supertramp. lago antermoia

  • Ottobre 2020 - Hiking

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    italian supertramp, teide

  • Febbraio 2020 - Hiking

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  • Luglio 2019 - Hiking

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    italian supertramp laugavegur trail

  • Settembre 2018 - Backpacking

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    isole lofoten, horseid campeggio libero

  • 2015 - Hiking

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  • Gennaio 2013 - Backpacking

    Lapponia Finlandese, Finlandia

  • Maggio 2012 - Backpacking

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  • Febbraio 2012 - Backpacking

    Ecuador

  • Maggio 2009 - Backpacking

    Deserto del Mojave, United States 

  • Aprile 2009 - Hiking

    Yosemite

  • Gennaio 2002

    Il primo viaggio negli States