Come farla nei boschi (Leave No Trace)

Il grande tema. THE BIG TOPIC.
Fuor di scherzo, è chiaro ad ogni boyscout in erba come uno degli elementi più mistici della vita all’aria aperta sia fare la cacca. Il campeggio stimola. Mi ricordo da ragazzino quella paura primordiale – che temo non mi abbia abbandonato – nell’uscire sul limitare del perimetro della tenda per trovare un posto appartato al riparo da occhi indiscreti.
Per cui non mi ha per nulla sorpreso scoprire che dietro il misterioso acronimo LNT (Leave No Trace), si nascondeva un corso online per aspiranti thru-hiker su come seppellire il frutto della normale attività intestinale.
Se volete approfondire l’argomento, e vi raccomando di farlo, potete visitare il sito della PCT Association oppure guardare il video qui sotto che riassume i principi fondamentali del Leave No Trace. 

Tutto chiaro? Bene, allora torniamo alla cacca.
Oramai ho imparato la procedura a memoria.
Dopo aver evacuato, seppellite le feci in una buca profonda almeno 15 centimetri (meglio 20) e ad una distanza superiore ai 100 metri rispetto al punto dove avete piantato la tenda. (100 metri? Ehi amici della PCT Association, ma 100 metri ogni mattina per 150 giorni fanno 15 chilometri aggiuntivi in totale!)
Ah, questo se non vi trovate in prossimità di un torrente o di una sorgente d’acqua. In tale caso potete scordarvi che sia legalmente possibile fare qualcosa.
Risulta naturalmente più agevole se la buca è stata scavata in precedenza. In effetti la buca ha molteplici vantaggi oltre alla semplice sepoltura del misfatto: la decomposizione delle feci è più veloce; previene la contaminazione di eventuali falde acquifere e, dettaglio da non trascurare, una buca preserva dallo spalmarsi tutto sui pantaloni nel rialzarsi. Le articolazioni possono dare davvero fastidio la mattina dopo una notte in tenda.
Ovviamente, la premessa del corso base di smaltimento merda chiarisce “In caso non ci siano bagni pubblici nelle vicinanze.” Eh già, perchè ad Agua Dulce e Mojave si trovano toilett più o meno ad ogni canyon.
Il tutto cercando di non farla vicino ad una potenziale sorgente d’acqua. ‘Se dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior’, cantava De Andrè, ma andate a spiegare a George del Missouri che il lezzo che emana l’acqua che ha appena filtrato con pazienza nella sacca non è dovuto ad una mandria di bufali più a monte.

non sempre si è così fortunati

Va da sè che uno degli oggetti principali della mia attrezzatura è l’I-POOP. Giuro, si chiama proprio così, anche se non credo sia stato inventato da Steve Jobs: una sorta di paletta grande quando l’utlimo modello dell’I-phone, con una intercapedine nel manico nella quale è possibile nascondere carta igienica, salvietta intima e fiammiferi per una rapida trasformazione della massa in metano.
Ne vado proprio fiero, anche se al costo di 25 euro di palettine da giardiniere ne avrei comprate almeno 5. Ma non con l’intercapedine e la bustina blu con scritto I-POOP. Proprio un gran bell’oggetto di design.

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