Hiking alle Lofoten: sul tetto di Hermannsdalstinden
Un hiking davvero interessante alle isole Lofoten è quello che porta ai mille e ventinove metri sopra il mare di Hermannsdalstinden, la vetta più alta nelle Lofoten occidentali. Arrivare in cima richiede fatica e attenzione, ma lo sforzo sarà ricompensato con una vista di selvaggia magnificenza: fiordi, laghi, montagne e l’oceano danno l’impressione di non terminare mai. Ho trascorso tre giorni girovagando intorno a questo gigante di roccia: qui vorrei darvi tutti i suggerimenti per uno dei trekking più interessanti che ho fatto alle isole Lofoten.
Quanta meravigliosa bellezza c’è. Può bastare questo ad un uomo semplice per vivere, diceva John Muir.
Ma per una volta non sono d’accordo.
Pensavo che la Natura avrebbe assorbito le mie pene dandomi linimento, che avrei trovato le parole giuste per descrivere questo incanto, e invece mi sfuggono come le gocce d’acqua scappano dai finestrini del treno che corre veloce. Da adolescente cercavo di fermarle con le dita, ma non restava che la scia e in un attimo erano sparite. Puff.
Ciò che rimane dopo ha il sapore della malinconia.
O forse è solo perché sto fuggendo; e fino a quando non la smetterò di scappare, come posso pensare di essere felice in qualche modo? Vorrei tanto trovare la cura, ma temo non sia nemmeno quassù. Però quanta meravigliosa bellezza c’è!”
Sørvågen car park
5-7 ORE (sola andata)
HERMANNDSDALTINDEN SUMMIT
1,400 METRI ca.
9.4 KM
ALTA *
* Trekking faticoso, da affrontare in condizioni meteo favorevoli. Non ho visto passaggi particolarmente esposti, a parte un paio di passaggi attrezzati comunque con corde o catene. Gli ultimi duecento metri di salita a zig zag su una parete sassosa e spazzata dal vento: necessario fare attenzione a possibili frane o massi rotolanti. Gli ultimi metri richiedono di esercitarsi un poco nell’arrampicata libera.
Come arrivare al trailhead
Il trail inizia nei pressi del lago Sørvågvatnet. Dalla E10 in direzione di Å, si lascia il lago alla destra fino a superare la scuola di Sørvågen. Subito dopo segui l’indicazione per ‘Holmen’ e gira a destra in Storhaugen – non puoi sbagliare se presti attenzione alle cassette di posta che si trovano nell’angolo. Dopo qualche centinaio di metri la strada si biforca, tieni la destra e arriverai al parcheggio. Da qui procedi in direzione di alcune cascatelle sulla sponda settentrionale del lago, dove si scorgerà chiaramente il segnale che indica l’inizio del sentiero.
il primo tratto di sentiero
Il trail
La prima parte del sentiero è piuttosto pianeggiante e costeggia la riva orientale del lago Studalvatnet, fino ad oltrepassare un gruppo di rifugi privati. Abbandonata la piccola baia del lago, fai attenzione al sentiero che sale ripido sul fianco di una sezione di rocce. É subito un passaggio complicato perché le rocce possono essere scivolose, e la pendenza è elevata. Ci sono alcune catene posizionate per aiutare la salita, ma non sono molto agevoli da maneggiare. Al termine di questa salita avrai già guadagnato un dislivello importante (500 metri slm ca.)
Dopo la fatica della salita arriva una sezione più pianeggiante del trail – ma preparati al fango! – che costeggia il lago Tridalsvatnet. In questa tratto non c’è un vero e proprio sentiero unico; alcuni ometti di sassi ti aiuteranno a non perdere l’orientamento.
Dopo una buona mezzora raggiungerai la spalla del monte Djupfjordheia, da dove avrai in vista lo splendido e rosseggiante Munkebo Hut, più o meno la metà del percorso.
Meno di un chilometro in semplice discesa e sarai al rifugio, incastonato tra due laghi di straordinaria bellezza, dove recuperare le forze per la seconda parte del trail.
l’incantevole Munkebu Hut con sullo sfondo la cima di Hermannsdalstinden
Oltrepassato il rifugio sulla sinistra rimani sullo stretto e panoramico crinale che separa i due laghi (sulla sponda occidentale di quello di destra, Tennesvatnet, ho campeggiato nel 2017) per arrampicarti sulla collina 448 (sì, un nome poco empatico) per poi ridiscendere sul fronte settentrionale, sulla sponda destra del lago Krokvatnet. La discesa è impegnativa: il sentiero si fa di nuovo paludoso, e alcuni tratti sono pericolosamente esposti sulla scarpata del lago.
Raggiunto il punto più basso in prossimità della fine del lago, dovrai di fatto ripetere tutto, risalendo su una ripida scarpata rocciosa sulla sinistra per poi ridiscendere verso una zona più pianeggiante e punteggiata di piccoli stagni.
Sei oramai giunto in prossimità della ripida ascesa finale. Non farti spaventare dalla incombenza severa della parete: non è così difficile come sembra e ci sono alcune corde posizionate per aiutarsi ad arrampicare. Per chi è abituato ai meravigliosi sentieri gestiti dal CAI, beh ecco, questa sarebbe probabilmente classificata come via ferrata. Ma via, qui siamo in Norvegia, patria dei Vichinghi.
Non ci sono comunque punti particolarmente esposti, e arriverai in breve ad una cengia. Il più è fatto. Adesso rimane solo da far fatica, perché per la cima mancano ancora 300 metri di dislivello su una salita di sassi piuttosto grossi, dove il trail si inerpica forzatamente a zig zag. Qui la vera insidia potrebbe essere il vento, che soffia spesso rabbioso. La pendenza va peggiorando man mano che ci si avvicina alla sommità, e alcuni massi sono così grandi da richiedere un minimo di arrampicata. Nulla di insormontabile.
Solo un ultimo sforzo e sarai in cima per davvero! Goditi la vista incredibile sui fiordi e il Mare del Nord che si perde infinito alla linea dell’orizzonte.
Dove dormire
Come anticipato nel summary, una opzione è quella di dormire all’interno del bellissimo Munkebo Hut ma va riservato in anticipo ed è a pagamento.
Se preferisci il fascino del wild camping, ci sono almeno 3 opzioni possibili:
- sulla sponda meridionale del lago Tennesvatnet: con il grande vantaggio di essere a poche centinaia di metri dal rifugio, in caso di necessità o emergenza e vicini a sorgenti di acqua.
- sulla collina 448: anche qui ci sono molteplici zone di terreno dove è possibile posizionare la tenda, rimanendo piuttosto riparati dal vento.
- in cima: più coraggiosi possono bivaccare direttamente sulla cima, magari in una notte serena. Ci sono un paio di rocce piatte perfette per sdraiarsi sul materassino e avvolgersi nel sacco a pelo, ma sono naturalmente molto esposte a vento e pioggia. Scendendo appena sotto la cima, nel lato che si affaccia sull’Oceano, alcune rocce hanno una conformazione in grado di offrire maggiore riparo in caso di maltempo.
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