Horseid, isole Lofoten: l’elogio della solitudine
Horseid, isole Lofoten – 28 settembre 2017 ore 19
Questa spiaggia è indescrivibile. Così lontana da tutto. Sono appollaiato su uno scoglio ricoperto di erba e lambito dall’oceano. Provo sentimenti contrastanti nell’essere qui da solo: un pizzico di terrore disturba un enorme senso di liberazione. I boati delle onde che si infrangono sulla schiena della roccia che mi tiene al riparo dall’acqua sono terrificanti. La marea sta salendo e tra poco non sarò più in grado di tornare sulla spiaggia senza togliermi i pantaloni per non bagnarli; perlomeno la presenza dell’erba fitta e asciutta sulla roccia mi garantisce di essere su una piattaforma sicura. Sarebbe decisamente poco piacevole essere sorpreso dall’acqua durante la notte.
Il vento porta con sé il respiro di Ymir e il freddo intenso degli antichi miti norreni. I picchi che costringono la vallata sono avvolti in uno strato intenso di nubi: anneriti dalle ombre del crepuscolo, sembrano osservare con inquietudine l’ospite indesiderato, in attesa che la luce del giorno si spenga e le luci del Nord tingano il cielo di mille colori.
Ad addolcire lo scenario ecco un raggio di sole che rompe per un momento l’egemonia delle nuvole, per tingere di porpora la falesia che strapiomba nel mare sul fronte occidentale della spiaggia, illuminando per un ultima volta l’acqua turchese. Sul lato orientale le colline sono più docili, dolcemente digradanti. Beh, dolcemente forse non è l’avverbio giusto: non c’è niente di dolce nella geologia delle isole Lofoten invase dall’acqua che scava, violenta, le modella.
Il vento riprende ad agitare tutto con violenza: la calma è durata pochi attimi, ma sufficiente per riempirmi di pace.
Ore 20
Con alcuni sassi ho creato una cortina per proteggere la fiamma del fornelletto dal vento: in pochi minuti la minestra è pronta. Ho sistemato la tenda base badando bene di non mettere l’apertura nella direzione dell’oceano. È una cosa sciocca lo so, ma mi sento più sicuro: un mostro risalente dalle profondità dell’acqua troverebbe prima i miei piedi.
L’aria comincia ad essere frizzante, anche se non particolarmente fredda. Ho indossato il piumino direttamente sopra la tshirt, anche perché il pile è ancora umido dalle piogge dei giorni precedenti; ma non sono rimasto a lungo fuori dalla tenda a lungo. Il giorno cede il passo rapidamente a queste latitudini.
Ho mangiato direttamente dal pentolino la zuppa di ceci, camminando in ciabatte sulla sabbia cedevole mentre la marea piano piano si ritirava di nuovo. pensando a come doveva essere questa vallata qualche era fa, magari ricoperta dal ghiaccio. Uno spruzzo brillante nel mezzo del mare mi ha segnalato la presenza di una megattera. Le ho gridato un saluto e fatto un cenno della mano. Spero mi abbia visto.
Ora sono in tenda, pronto per mettermi nel sacco a pelo. La coltre di nuvole si è abbassata di molti metri, quasi a nascondere la vallata. Non è una notte serena per le luci del nord, eppure ho come un presentimento.
So che prendere sonno sarà complicato. Lo è sempre per me, eppure mi ostino a fare questa vita da backpacker!
Come arrivare a Horseid beach
Horseid Stranda si trova sull’isola di Moskenesøy, nell’estremo meridionale delle isole Lofoten.
Per arrivare alla spiaggia potete prendere il traghetto da Reine in direzione Kjerkfjorden: impiega poco meno di un’ora ed effettua almeno un paio di corse al giorno. Non contate troppo sulla puntualità delle tabelle – e nemmeno sulla cortesia degli addetti alla biglietteria, piuttosto rudi. In alternativa, se vi trovate nella parte più interna del fiordo potete trovare un passaggio su una barca di pescatori nei pressi del molo di Vindstad.
Abbandonato il piccolo molo di Kjerkfjord, oltrepassate il corso d’acqua alle spalle del villaggio e puntate sulla collina dietro alle abitazioni. Una volta arrivati sulla sommità dell’altura (circa 180 metri di dislivello) avrete già in vista la spiaggia. Ma c’è ancora molta pista da fare: vi attende una camminata di un paio di chilometri abbondanti per arrivare alla sabbia attraverso una vallata che può essere paludosa in caso di piogge recenti.
Se prendete il traghetto del mattino, avrete tutto il tempo per mangiarvi un panino godendo del silenzio assoluto rotto solo dallo sciabordio delle onde sugli scogli; e poi rientrare al villaggio di Kjerkfjorden in tempo per rientrare nella civiltà. Ma se avete con voi il sacco a pelo e la tenda, non perdetevi la possibilità di trascorrere la notte sulla spiaggia. Sarà una esperienza davvero indimenticabile.
Horseid, 28 settembre 2017 ore 23.30
Felicità!
Nel dormiveglia ho sentito una melodia confusa intorno, come se fosse un flauto suonato da un principiante. Di sicuro era Baldr che si esercitava. Ho aperto la cerniera della tenda esterna, notando con sorpresa che la vista sulla vallata era perfettamente sgombra. Le nuvole devono essere state spazzate dal vento. Poi il cielo ha cominciato a cambiare colore!
Si è trasformato in un palco dove la compagnia teatrale degli Dei ha allestito uno spettacolo inebriante di luci aliene, con il verde che dettava i tempi e il rosso che virava continuamente di intensità. E quella musica di flauto a fare da sottofondo.
Ho quasi avuto paura ad un certo punto, e ho ancora i brividi mentre scrivo (forse è il freddo).
Che meraviglia le Luci del Nord!
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