Senja Island: il segreto meglio tenuto di Norvegia

‘Mi sembra che le giornate non finiscano mai qua, soprattutto d’inverno’ – mi dice annoiata la cameriera di Grylliejon, un chioschetto che vende hot dog sul piccolo molo di Botnhamn.
Oltre alla nostra, c’è solo un’altra auto in attesa di attraversare.
Mentre mi innaffia il pølse con una generosa dose di senape, lo sguardo furbo di Ida non nasconde la voglia di fuggire da un’altra parte.

Non deve essere facile avere 18 anni in questo villaggio di pescatori e baite per le vacanze, che la lunga notte artica isola ancora di più dal mondo civilizzato; eppure in quella che per la giovanissima Ida è noia, si intuisce la grande capacità di quest’isola incontaminata di far rallentare il tempo. Sarei capace di perdermi per giorni solo ammirandone i riflessi dell’arcobaleno in un fiordo.
Mentre il traghetto che ci riporterà a Tromsø si avvicina al molo, con il suo placido borbottio, un raggio di sole fa capolino tra le nuvole gonfie di pioggia che ci accompagnano da giorni.
Tornare in Norvegia dopo cinque anni è stato come ritornare ad un vecchio parco giochi dell’infanzia, del quale si riconoscono i colori e la disposizione delle giostre.
La stessa luce pallida della notte che non arriva mai nel Finnmark, la pioggia incessante che sembra inseguirti alle Lofoten, le montagne scure dall’inquietante bellezza che sembrano spuntare dall’oceano e salire dirette fino al Valhallah seppur difficilmente arrivano a mille metri di altezza.
Se cinque anni fa ero limitato dall’essere a piedi, per un viaggio di puro e selvaggio thru-hike (togliendo la poesia potrei dire in economia massima), questa volta l’opportunità di guidare un gruppo di persone nelle loro vacanze nordiche con le auto a noleggio mi ha permesso di esplorare alcune aree della Norvegia che erano rimaste solo un appunto nel mio diario di viaggio di allora.

 

Dove il tempo si è fermato: Senja Island

 
Come Senja Island, la patria di Ida e dei suoi genitori di probabile discendenza vichinga, una meraviglia tutta da esplorare raggiungibile in traghetto o attraversando il ponte Gisundbrua che la collega alla terraferma – oddio, terraferma, che affermazione gloriosa – nei pressi della città di Finnsnes.
Eppure, nonostante la sua vicinanza all’aeroporto di Tromsø – tre ore di auto, qualcosa meno prendendo il traghetto – Senja non viene praticamente registrata nei radar dei tour operator, oscurata dalla notorietà – certamente meritata – delle isole Lofoten.
Le carovane di turisti motorizzati percorrono incessantemente la E6 da Capo Nord ad Å, senza considerare deviazioni; preoccupati dalle centinaia di chilometri da percorrere per rispettare il fitto programma e dalla lentezza imposta dai rigidi limiti di velocità norvegesi. Così questo autentico paradiso terrestre rimane una esclusiva per i camperisti più esperti e con molto tempo a disposizione, o un desiderio sussurrato da chi ne sospetta le virtù ma è costretto a rimandarne la visita ‘ad un’altra volta, perché abbiamo già così tanto da vedere in questa vacanza.’
Un errore madornale.

fiordo senja

veduta di un fiordo di Senja

La nostra visita a Senja

comincia con il traghetto 175 da Harstad, una deviazione necessaria per motivi logistici durante la risalita dalle Lofoten. Harstad manda fievoli bagliori di vita universitaria durante la primavera, ma ad agosto non è proprio la città in cui vorresti passare parte del tuo poco tempo in Scandinavia.
Dopo 45 minuti di traghetto ecco l’attracco sull’isola di Rolla, nel grazioso villaggio di Sørrolnes, da cui si risale per la cinescopica strada costiera 848, poco più di una mulattiera asfaltata, cercando di rispettare gli sfiancanti limiti di velocità (max 70 all’ora). Dopo Rolla è la volta di Andørja, si continua in direzione nord separati dalla terraferma dall’Astafjorden, un braccio di mare lungo una decina di chilometri e non ampio a sufficienza per nascondere la riva opposta, che sembra raggiungibile con poche bracciate. Non è raro vedere direttamente dall’auto delfini saltare giocosi nel canale marino.
Neanche il tempo di togliere lo sguardo incantato dall’acqua, ed ecco il meraviglioso ponte parabolico di Mjøsundholmen che ci riporta sulla terraferma, anche se è difficile rendersene conto perchè l’acqua continua ad essere una cornice immancabile per molti chilometri.

senja bridge

Mjøsundholmen

Dal villaggio di Løksebotn la 848 entra nella 84 proprio come un affluente di fiume: manca un’ora abbondante di viaggio per arrivare a Finnsnes, unica porta di accesso via terra all’isola attraverso il ponte Gisundbrua.
Entriamo a Senja durante un autentico ma per nulla inatteso nubifragio, con le nuvole più chiare che ondeggiano sui picchi scuri: la giusta accoglienza da un’isola che mille anni fa era prevalentemente terra di caccia per i Vichinghi.
L’idea è quella di salire subito ad ovest al villaggio di Gryllefjord per percorrere i 70 chilometri della Senja National Scenic Route che circumnaviga tutta la parte settentrionale fino a Botnhamn: una delle strade panoramiche più iconiche d’Europa, e il fatto che sia ancora poco conosciuta la rende ancora più epica.
Tunnel che paiono buchi oscuri fendono le montagne come se fossero stati scavati a picconate e mani nude, sottili lingue di asfalto incorniciano baie incantevoli e ricamano il percorso aggirandoscogliere vertiginose spazzate dalle onde del mare del Nord. Fantastico di drakkar dalle prue intagliate a forma di drago che solcano i mari con la loro simmetrica uguaglianza di poppa e prua, testimonianza delle abilità dei Norreni in fatto navigazione.

Nota: a causa del ripristino dopo alcune frane che hanno invaso la sede stradale, parte della scenic route è chiusa senza possibilità di deviazioni, costringendo i turisti a tornare sui propri passi (aggiornamento di ago 2022)

fjordgard

il villaggio di Fjordgard

Segla: la zanna del lupo del Nord

A Fjordgard abbandoniamo la macchina e dopo un panino al salmone ci avviciniamo al trailhead per Segla, la Pulpit Rock del Finnmark, una falesia dal profilo caratteristico di zanna di lupo che risale appuntita dal fiordo fino ad oltre 600 metri. Se la parte settentrionale dell’isola assomiglia ad una mano con le dita aperte e circondate dall’acqua, Fjordgard rappresenta il villaggio del dito medio. Lo stesso che mi sento di alzare generosamente nei confronti di Thor, signore del temporale e della pioggia.
In realtà l’intenzione è quella di fare trekking sul sentiero più settentrionale, quello che porta a Hesten, un groviglio di rocce spaccate poche centinaia di metri più nord, per avere un migliore e più instagrammabile punto panoramico su Segla. Mentre cominciamo a salire, sembra piuttosto superfluo interrogarsi troppo sulla traccia da seguire per avere la vista migliore, tutto è spettralmente coperto di nuvole.
Nella salita piuttosto ripida abbandono il gruppo e provo a salire del mio miglior passo: ho bisogno di ritrovare un po’ di confidenza con la fatica e anestetizzare il dolore oramai immancabile alla schiena. La traccia è fangosa e scivolosa in certi punti, colpa dell’abbondante pioggia dei giorni precedenti. In poco meno di un’ora mi ritrovo ad uno stretto camino su cui è necessario arrampicare per arrivare in cima ad Hesten: Segla più a sud è immersa nella nebbia verso nord si percepisce una valle circondata dai fiordi con un grande lago al centro. Pare non sia mai stata esplorata da nessuno.

hesten

in cima a Mount Hesten

Ritorno sconfitto sui miei passi e dopo aver ridisceso un centinaio di metri ritrovo i miei compagni di viaggio proprio mentre il vento comincia a spazzare le nuvole squarciando il cielo intorno alla falesia.
Che vista incredibile sta per mostrarsi a noi!
A questo punto ci affrettiamo in diagonale verso la cresta strapiombante che collega Segla ed Hesten e arriviamo allo strapiombo proprio mentre un raggio di sole si riflette nel fiordo sotto di noi, almeno 500 metri sotto di noi.
La falesia è verticale, spaventosa e affascinante al tempo stesso, di roccia ricoperta dau una peluria verde da sembrare innocua: ci avviciniamo con cautela al bordo del burrone, un passo falso significherebbe un salto nel vuoto: epico di certo, ma definitivo.

Ognuno sceglie il suo punto di osservazione preferito; ci si mette in posa per la foto ideale mentre altri escursionisti ci raggiungono. Sulla cima del dente affilato, si staglia la silhoutte scura in controluce di un hiker più coraggioso che ha deciso di arrivare in cima (nota: attenzione a non confondere i sentieri: in cima al Segla si arriva dal Segla trail che affronta la parete meridionale del monte, noi arriviamo invece dalla parte settentrionale)
Le ore trascorrono e anche il quarto dito della mano a est si mostra e con lui l’incantevole e caratteristico villaggio di Husøy sullo sfondo.

segla

Segla vista dalla cresta che la collega a Hesten

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